Algiers
The Underside Of Power

2017, Matador Records
Experimental Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 07/02/18

Urla spezzate e risolutezza, rivolta e rabbia: il grido degli attivisti e della gente comune, attenti alle ingiustizie sociali e ai soprusi d'ogni risma, che si alzano in piedi e chiedono a gran voce di essere ascoltati. La Georgia meridionale rappresenta il teatro perfetto delle convivenze difficili, con il suo terreno candeggiato dal sole, le case dalla facciata bianca, le tensioni bollenti, e le disuguaglianze dilaganti che si sciolgono nella nebbia deformata dal calore. In quella luce rappresa che proietta ombre dai contorni spigolosi troviamo gli Algiers, militanti della protesta e della contestazione e autori di un album che si erge a provocatoria risposta artistica non soltanto alla soffocante struttura del potere egemonico, ma anche all'incombente aumento della violenza, della brutalità delle forze dell'ordine, della distopia, del razzismo istituzionalizzato. Dai tratti puliti e dall'ambiguità inquietante della cover ai riferimenti testuali a T.S. Eliot e Albert Camus, sino al messaggio combattivo delle Black Panthers, non sorgono dubbi sul fatto che "The Underside Of Power" elegga la letteratura, l'impegno civile e la denuncia del grilletto facile a fondamento della propria identità critica, cantando il dolore e la sofferenza per ricostruire un barlume di speranza.
 
 
L'incontro di anima gospel e diavolerie industriali, di chitarre alla Bad Seeds e lampi di northern soul contraddistingue il sound rivestito di elettronica del quartetto, che si giova altresì della straordinaria prestazione vocale di Franklin James Fisher, in grado di spaziare dal brivido passionale agli acuti del falsetto, dalla legittima collera dell'opener "Walk Like A Panther" alla malinconia consumata di "A Hymn For An Average Man". Ed è piacevolmente disarmante constatare come un disco tanto duro nelle tematiche affrontate si avvalga di una facies così cinetica e compulsiva: e se definirlo funky forse potrebbe apparire un'eresia, tuttavia il mood oscuro del lavoro si tinge di un'eccitazione liberatoria che rende attraente una materia altrimenti indigeribile e claustrofobica. Le linee di basso post punk, il crunchy delle sei corde, i capricci jazz del pianoforte, rappresentano l'effetto volutamente stridente con il pesante lirismo, quell'attrito costante tra smottamento interiore e movimento fisico che qualifica la cultura black e ne certifica la dignità spirituale. "Cleveland", incentrato sulla storia di un dodicenne colored ucciso da un poliziotto bianco mentre armeggiava con una pistola giocattolo, riassume esemplarmente tale conflitto: spinto da battiti urgenti e da un call&response richiedente un'immediata reazione nervosa, il brano, adatto più a una veglia funebre che a un disco rock, possiede un groove irresistibile nonostante la drammaticità del racconto.
 
 
La batteria di Matt Tong, nuovo membro della band, contribuisce da par suo all'inasprimento dell'apparente dissidio: l'algida drum machine del debutto omonimo viene sostituita dai ritmi di artiglieria e dalla precisione spaventosa dell'ex Bloc Party, il cui imprimatur si avverte nel fuoco tonificante di "Death March", nell'anarchia horror di "Plague Years" e nel crescente ringhio punkish di "Animals". E se la Motown e il noise caratterizzano l'incendiaria title-track e l'energia a spirale di "Cry Of The Martyrs" rimbomba di echi psichedelici, la chiassosa "Banquet" e il maledettismo urbano della ballad "Mme Rieux" conflagrano in un lotto estremamente innovativo, ove la conclusiva "The Cycle/The Spiral: Time To Go Down Slowly", dalle percussioni afro, apre la strada a ulteriori evoluzioni future.
 
 
Urgente e accattivante, "The Underside Of Power" condensa, in un flusso stratificato, toni spettrali, comunicazione immediata e livore catartico: interpreti di una contemporaneità inevitabilmente segnata da un passato sanguinoso, gli Algiers assurgono a roventi protagonisti dell'odierna scena musicale, alimentando i giorni caldi della disubbidienza attraverso l'algebra della sperimentazione.




01. Walk Like A Panther
02. Cry Of The Martyrs
03. The Underside Of Power
04. Death March
05. A Murmur. A Sign.
06. Mme Rieux
07. Cleveland
08. Animals
09. Plague Years
10. Hymn for An Average Man
11. Bury Me Standing
12. The Cycle/The Spiral: Time to Go Down Slowly

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