The Child Of A Creek
The Earth Cries Blood

2013, Seahorse Recordings
Folk

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 09/05/13

Ho scritto e composto “The Earth Cries Blood” in un periodo difficile della mia vita. E’ un disco molto autobiografico dove la mia persona è messa a nudo come mai prima d’ora. Il disco racconta ricordi, sensazioni, sogni vividi, disperazione, peccati, speranza, colori, vita, morte, gioventù, deterioramento. Registrato in un angolo della casa, in disparte, con lo sguardo lucido rivolto alla finestra fredda, questo lavoro esprime un parallelo oggi più che mai necessario: quello tra le sofferenze dell’Uomo, solitario e diffidente, e le sofferenze della Madre Terra, sempre più lacerata ed incattivita. Così, l’Uomo piange sangue, la Terra piange sangue in un circolo unico ed indissolubile.
 
E’ cosi che Lorenzo Bracaloni presenta il suo ultimo, quinto capitolo discografico: “The Earth Cries Blood”. Una carriera in sordina quella dell’artista italiano eppur di grande valore. Nascosto dietro al nome di The Child Of A Creek, il toscano continua coerente e convinto il suo progetto solista, in un cammino lontanissimo dalla scena mainstream nazionale, solitario e personale. Da sempre affascinato dalla natura e dai suoi paesaggi, la sua musica si muove tra folk, psichedelia e shoegaze creando atmosfere di grande suggestione.

Rispetto alle sue due ultime precedenti uscite, “Find A Shelter Along the Path” e “Whispering Tales under an Emerald Sun”, “The Earth Cries Blood” è un disco che appare più concreto e meno astratto. Quasi tutti i brani hanno testo, le uniche strumentali risultano essere “The Long Way Out” e la conclusiva title-track. La voce non è più solo un eco lontano ma è più presente e tangibile, tutto questo rende l’ultima fatica del musicista nostrano più orientata alla canzone. L’album è composto da undici tracce in cui, tra le consuete atmosfere neo-folk malinconiche cui ci ha abituato, The Child of A Creek trasla le sue sofferenze a quelle dell’umanità per confrontarle con quelle della natura, scoprendone i legami che le uniscono. In un album in cui Lorenzo Bracaloni si occupa di tutto, musiche, composizioni, canto, mixaggio e quant’altro, spicca l’unica eccezione costituita dalla calda voce di Pantaleimon (conosciuta soprattutto grazie alla sua partecipazione ad alcune delle recenti uscire dei Current 93, è ospite in “Dont Cry to the Moon”). La musica dipinta ha, ancora una volta, uno sfondo che sembra ispirato dallo psych-folk di Greg Weeks, scenari con cui forma l’impalcatura base delle sue opere. In alcuni tratti ricorda qualcosa degli Agalloch, come gli arpeggi di chitarra alla “The Mantle” dell’opener, “Morning Comes”, o le voci lontane di “Journeys Solitude And Loss”, a ricordare “The White”. I richiami più espliciti non sono però altro che brevi rimandi che vengono dissolti nel corso del brano; non si va oltre il consentito insomma, in un lavoro che appare originale. Naturalmente, come da tradizione The Child of A Creek, anche in questo caso le composizioni di “The Earth Cries Blood” sono intrise di romanticismo dalla prima all’ultima nota. La tracklist è molto omogenea, nelle tracce che lo sviluppano non ci sono buchi nell’acqua, il livello è sempre buono, anche se soffre di scarsa varietà compositiva dei brani, rendendoli un po’ prevedibili e senza effetto sorpresa dopo l’ascolto dei primi pezzi.
 
“The Earth Cries Blood” conferma, per l’ennesima volta, le doti di Lorenzo Bracaloni, artista ancora nella piena maturità e sempre in grado di regalare forti emozioni. Il songwriting assume parte più importante che in passato e la natura, sempre centro delle sue attenzioni, è usata questa volta come specchio con cui esaminare l’uomo. Il disco è meno "d’atmosfera” rispetto ai due precedenti; un climax meno appariscente in favore di messaggi più diretti. “The Earth Cries Blood” non è il migliore della discografia di The Child of A Creek, si attesta comunque sugli ottimi livelli di quanto sempre fatto in passato da una brillante realtà del panorama indie italiano.



01. Morning Comes
02. Remembrances
03. Journeys Of Solitude And Loss
04. Leaving This Place
05. Black Storms Fly High
06. Terrestre
07. The Long Way Out
08. Birds On The Way Home
09. Don’t Cry To The Moon
10. My Will To Live
11. The Earth Cries Blood

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool