The Ocean
Precambrian

2007, Metal Blade Records
Metalcore

Un album epocale, un nuovo punto di riferimento per la musica di "confine"...
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 15/04/14

Se i The Ocean erano alla ricerca dell’album della definitiva consacrazione, del passaggio da band undergruound estremamente promettente a solida realtà in grado di reggere le fila in un sottobosco metal estremamente affollato e agguerrito, con “Precambrian”, il terzo album in studio, possiamo affermare senza indugi che tutti i propositi di grandezza sono stati esattamente esauditi.

Un disco epocale, uscito nel novembre del 2007, di cui si faceva un gran parlare molto tempo prima dell’uscita, vuoi per il consueto numero di musicisti coinvolti (oltre venti, tra strumentisti e cantanti), giustificando l’appellativo di The Ocean Collective (da allora la band si traformerà in una vera formazione classica), per le tempistiche di lavorazione, oltre sei mesi tra studi e sessioni di registrazioni sparsi di qua e là dell’oceano, oltre che per la natura del disco, un concept su una particolare era geologica, il Precambriano, una lunghissima fase della storia del nostro pianeta iniziata oltre quattro miliardi e mezzo di anni fa, di cui si conosce ben poco. Un doppio album finalmente, dopo il primo tentativo fallito con “fluXion” e “Aeolian”, concepiti come doppio full-length ma poi fatti uscire singolarmente come primo e secondo album in studio.

Un tipo cocciuto ed estremamente ambizioso Robin Staps, qualità che giocoforza ci tocca ripetere in ogni occasione, leader e motore da sempre di tutto il collettivo che in un solo album riesce a fare il punto della situazione su quanto fatto nel recente passato, rielaborandolo a dovere e porre le basi per gli sviluppi futuri della band. Risulta estremamente difficile iniziare la descrizione di questi ottantatrè minuti di musica, come arduo racchiuderne il contenuto sotto un’unica catalogazione. Metalcore, hardcore, metal, post-rock, prog, classica, ambient, sono tante e tali le influenze contenute in “Precambrian” che potremmo star qui a segnalare episodio per episodio col rischio di annoiarci e di distogliere l’attenzione sulla delle principali caratteritiche/qualità del lavoro, un unicum che prescinde dai generi e correnti artistiche. Ovvio, i richiami a band capofila nell’oscuro mondo della musica “di confine” non mancano, ma sempre omaggiate e tratte come spunto per costruirci qualcosa di personale, mai semplici riferimenti fini e se stessi.

Un doppio album dicevamo, diviso non equamente in un primo mini-cd di soli venti minuti e in una seconda parte di un’ora, in cui i The Ocean esolorano ed espandono le due facce della propria musica. Violenta, nervosa, frenetica la prima parte (che si riprende per sommi capi le sonorità di “Aeolian”), complessa, maggiormente riflessiva, atmosferica, emozionale la seconda (e qui è “fluXion” a tornare in mente). Due parti divise secondo la suddivisione che gli studiosi hanno dato del Precambriano, quindi: Hadean/Archean la prima, Proterozoic la seconda. E qui sorge un nuovo spunto di riflessione e particolarità di “Precambrian”: la riproposizione in tracklist degli eoni di cui sono composti i vari periodi geologici appena menzionati. Una suddivisione finemente studiata che vuole sottolineare l’enorme lavoro di coesione tra musica e idee, giustificando appieno l’idea di concept intriseca nel disco, un espediente ripreso e ulteriormente migliorato con “Pelagial” del 2013.

Un lavoro cangiante e multiforme “Precambrian”, in cui sono inserite così tante idee da poter vivere di rendita. Una prima parte violenta, vicino al retaggio più prettamente metalcore/hardcore del collettivo tedesco (senza dimenticare l’influsso del metal più “classico”), ma a differenza di quanto fatto in passato il tutto assume una connotazione molto più personale, forte di un’ispirazione che pare non esaurirsi nei continui cambi di regime. Un suono potente e cristallino che non lascia tregua, veloce e vorticoso che, diciamolo chiaramente, non avrebbe fatto gridare al miracolo se non fosse stato seguito da Proterozoic, la seconda e più corposa parte del capitolo. È qui che Robin Staps ha davvero fatto il salto di qualità, componendo qualcosa di armonioso, fluido, verrebbe da dire “oceanico”, solenne, che non disdegna quando occorre la potenza e la spigolosità. Tracce in cui tutto è stato così finemente valutato da sembrare viscerale e minuzioso al tempo stesso. Una pacatezza di fondo che porta la musica dei The Ocean a un livello superiore e per certi versi mai più raggiunto, mostrando un controllo di tutte le componenti da musicisti maturi e navigati. Non ci sono eccessi, l’alternanza di frangenti delicati, psichedelici, sinfonici, irruenti è da manuale, ogni cambio d’umore è come se fosse congeniale all’insieme, un songwriting di livello superiore che riesce a trarre forza dalla moltitudine di elementi (oltre che di interpreti) dove molti si sarebbero persi.

Non importa che siano chitarroni distorti, sax, pianoforte, violoncelli o rintocchi di carillon, una volta inseriti nel contesto del disco agli ascoltatori non risulterà praticamente nulla come eccessivo o non necessario, forte di arrangiamenti capaci di limare sapientemente anche gli accostamenti più arditi. Una costruzione musicale su un tema geologico che non è altro che un’allegoria sul protagonista dei testi di Staps, ovvero l’uomo, spostando il discorso sulle moderne problematiche della nostra specie. “Non c’è molto da parlare su rocce e lava”, così il buon Robin “giustificò” la distanza tra musica e testi, una distanza però solo apparente, che tende a diminuire sempre più studiando a fondo il concept. Un esempio? Durante il Precambriano scoppiò la cosiddetta Catastrofe dell’Ossigeno, che portò all’estinzione di massa delle forme di vita anaerobiche, qualcosa che potrebbe accadere nel futuro, secondo altri fenomeni fisici/chimici, sotto lo spettro del riscaldamento globale. Ma non solo, nei testi si fanno riferimenti letterari, come il poeta francese Lautréamont, l’austriaco Georg Trakl per arrivare a Nietzsche.

Un disco estremamente complesso sotto tutti i punti di vista, giustamente valorizzato da una veste grafica clamorosa, vedi l’edizione limitata con digipack intarsiato lucido/opaco e doppio libretto, che si pone tra le vette della discografia dei tedeschi e tra le opere più intelligenti del metal del nuovo millennio. Un disco epocale abbiamo detto, un album che per molti rappresenterebbe l’arrivo di un percorso artistico, ma che per i The Ocean è stato un trampolino di lancio per lo sviluppo della carriera a venire.



CD 1 - Hadean/Archean:

01. Hadean
02. Eoarchean
03. Paleoarchean
04. Mesoarchean
05. Neoarchean


CD 2 - Proterozoic:

01. Siderian
02. Rhyacian
03. Orosirian
04. Statherian
05. Calymmian
06. Ectasian
07. Stenian
08. Tonian
09. Cryogenian

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