The Pineapple Thief
Magnolia

2014, Kscope Music
Prog Rock

Per usare un luogo comune: senza infamia e senza lode
Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 02/10/14

Pensate mai a tutti quei brani, tutte quelle b-side, dimenticate in qualche EP mai pubblicato, passato inosservato, all’ombra di un lavoro ufficiale? Beh, non è affatto una leggenda metropolitana quella che vi raccontiamo, sicuramente almeno una volta vi sarà capitata tra le mani una faccenda del genere. Scorrere le tracklist di questi EP è come percorrere l’angustia di un viottolo che nessuno si degna di ripulire dalle foglie autunnali. In molti casi però, sono proprio queste uscite secondarie a regalare piccole gemme musicali. Prendendo in esame “Magnolia”, nuovo lavoro dei The Pineapple Thief si è reso necessario un ripasso del passato della band inglese per capire appieno quello che ad un primo ascolto si presentava come un lavoro ostile, non degno successore di "All The Wars".

 

“Open Water”, questo è il brano che ci ha permesso di capire fino in fondo quest’album che, in fin dei conti, aggiunge l’indispensabile alla discografia di Soord & soci, nient’altro. Una canzone, una sola, è bastata per mischiare le carte e raccogliere dei pensieri per scrivere questa recensione: lasciata a morire nella misera tracklist del singolo “Nothing At Best” del 2010, la traccia fa da ponte tra il passato ed il futuro del quartetto inglese. Una volta presa piena coscienza, è più che giusto dire che “Magnolia” segue la linea del suo predecessore, prediligendo arrangiamenti concatenati ad orchestrazioni che risultano essere il punto di forza dell’intero lavoro, morboso studio musicale di un Bruce Soord, sempre al centro dell’attenzione, tanto da far dimenticare l’entrata in pianta stabile del nuovo batterista Dan Osborne. Le dodici canzoni oltre a maturare un sound modern/prog, risultano sì, accomunate da un’attitudine alternative rock (alcune volte quasi sulla linea delle ultime uscite Coldplay) rispettando però una personalità ben definibile per ogni traccia: la malinconia perpetrata, quasi come una violenza ("Seasons Past"), i giochi chiaroscuri che aleggiano su arrangiamenti orchestrali (“The One You Left To Die") oppure l’onirica visione di una “From Me”, minimale nella sua delicatezza.

 

Se "All The Wars" potesse parlare… no, non diserederebbe affatto questo nuovo lavoro. Ma è indubbio che da questo “Magnolia” ci si aspettasse qualcosa in più e non semplicemente un lavoro certosino ed una produzione ineccepibile, cosa che la band inglese ha già avuto modo di dimostrare nelle precedenti release. Per usare un luogo comune: senza infamia e senza lode.





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