The Safety Fire
Mouth Of Swords

2013, InsideOut Music
Prog Metal

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 15/10/13

I The Safety Fire hanno iniziato a farsi veramente un nome solo l’anno scorso, con la pubblicazione di “Grind The Ocean”, grazie alla quale la band ha avuto l’opportunità di mettersi in mostra dal vivo, partecipando ai tour di gruppi del calibro di Protest The Hero e Gojira. Certamente i cinque londinesi con il loro primo full-length hanno realizzato un prodotto molto interessante, che rende evidente la loro volontà di creare qualcosa che vada fuori dalle usuali proposte musicali. Hanno messo in mostra una solida base progressive metal a cui hanno aggiunto mathcore, groove e sporadici richiami post metal. Per quanto sia stato un valido album, è però risultato un po' acerbo; i diversi elementi apparivano a volte disgiunti, impedendo al lavoro di raccogliere un’unanimità di consensi. Ed eccoli allora che ci riprovano, a nemmeno due anni di distanza, con un nuovo album: “Mouth Of Swords”.
 
Fin dal primo ascolto della nuova uscita una cosa è evidente: qui c’è tanta carne al fuoco. Se leggendo la formula di “Grind The Ocean” avete pensato al moderno djent, ebbene, anche se da esso i britannici traggono diverse ispirazioni, la definizione va un po' stretta per catalogare l’offerta dei The Safety Fire. L’ultimo capitolo discografico mostra ancora più progressive del precedente, è infarcito di passaggi groove da togliere il fiato e divagazioni math. Definire con una parola la musica di “Mouth Of Swords” è difficile; riflette la grande varietà di influenze che avvolgono la band e non è facile fare una divisione netta tra dove finisca l’una e cominci l’altra. Volendo fare dei paragoni si potrebbe collocare la soluzione proposta in un limbo che oscilla tra i Mastodon, come in “Yellowism”, dai richiami prog-sludge, i Gojira, avvertibili ad esempio nella title-track, e i Between the Buried and Me, vedi “Beware The Leopard (Jagwar)”, in cui compare come ospite proprio Tommy Rogers. Le influenze mathcore potrebbero avvicinare il risultato a quanto fatto da Sikth o Protest The Hero. Un prog metal molto tecnico che lascia ben poco da dire sulle abilità dei cinque: poco hanno invidiare anche a band ben più blasonate. Le chitarre di Joaquin Ardiles e Derya Nagle, sempre in evidenza, sanno raggiungere livelli assoluti e non si focalizzano solo sulle corde in ‘eccesso’ tipiche del djent. Perfetto anche il lavoro alla batteria di Calvin Smith, così come più che validi sono gli interventi al basso di Lori Peri. A risultare straordinaria è anche l’esibizione di Sean McWeeney, il quale cambia il suo approccio vocale. Growl e scream sono limitati e confinati negli episodi dove occorre maggiore energia, per il resto il clean domina creando un perfetto accordo con gli strumenti. L’ultima uscita è nel complesso molto varia; nella tracklist c’è spazio sia per brani che aggrediscono dalla prima all’ultima nota come “Red Hatchet”, sia per brani più melodici come “Wise Hand”, ma i cambi di ritmo avvengono spesso anche all’interno della stessa composizione.
 
“Mouth Of Swords” è un disco in cui molti elementi diversi vengono buttati nel calderone dai suoi creatori: un disco eterogeneo negli spunti ma omogeneo nel risultato. L’esperimento iniziato con “Grind The Ocean” si evolve e cresce in qualità. Un album con cui è impossibile annoiarsi: i suoi quasi cinquanta minuti di durata scorreranno in un battito di ciglia. Attenzione però, il fatto che scorra veloce non vuol dire che sia di semplice ascolto; proprio per via delle diverse anime che incorpora richiede qualche ascolto per essere compreso appieno. Una pubblicazione così vicina a quello del suo predecessore dimostra la volontà dei suoi autori di voler lasciare il segno nel panorama musicale attuale; l’impressione è proprio quella del ‘non vogliamo perdere l’occasione perché ora è il momento giusto!’. I The Safety Fire desiderano proporre qualcosa di nuovo e, benché altre formazioni stiano già da qualche tempo offrendo qualcosa di simile, con “Mouth Of Swords” la band dimostra di avere tutte le carte in regola per poter dire la sua nell’attuale scenario del progressive metal moderno.



01. Mouth of Swords
02. Glass Crush
03. Yellowism
04. Beware The Leopard (Jagwar)
05. Red Hatchet
06. Wise Hands
07. The Ghosts That Wait For Spring
08. I Am Time, The Destroyer
09. Old Souls

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