Quella dei progetti paralleli è senza dubbio la moda del momento fra i musicisti di un certo livello, ma come in tutte le mode diventa naturale la distinzione fra followers e leaders. Mike Portnoy, Billie Sheehan e Ritchie Kotzen, o se preferite The Winery Dogs, appartengono senza dubbio alla seconda categoria. “Unleashed In Japan” è la gustosa riedizione del debutto omonimo di questo riuscitissimo progetto che già si era fatto notare al momento della sua release. E’ sempre difficile ipotizzare dove potrebbero andare a parare musicisti di questa caratura, quando decidono di dare libero sfogo al proprio talento. A questo giro di ruota è la casella del rock americano a illuminarsi, o meglio un vibrante mix di AOR e alternative ammantato di quel calore tipicamente blues che avvolge quasi tutto ciò che esce dal tradizionale calderone a stelle e strisce.
The Winery Dogs è un signor disco, mannaggia a noi che non ce ne eravamo accorti a suo tempo, e il fatto che a produrlo siano tre musicisti di livello superiore non lo rende affatto pretenzioso o irraggiungibile. Melodie orecchiabili, riff accattivanti che graffiano al punto giusto, virtuosismi fulminei ma mai sopra le righe, nel piatto dei nostri tre master chef oltre agli ingredienti di prima qualità, c’è una indiscutibile abilità nel dosarli. Nessuna portata superflua nel menu dei Winery Dogs: le toccanti ballad “You Saved Me” e “The Dying”, il rock al fulmicotone della opener “Elevate” o di “Time Machine”, passando per l'esaltante jam session di "You Can't Save Me", ma se volete sciogliervi del tutto, passate alla conclusiva “Regret” e bussate alla porta di Joe Bonamassa chiedendogli di unirsi ai The Winery Dogs per un’emozionante finale. Aspettatevi l’inatteso, un grandissimo Ritchie Kotzen dietro il microfono oltre che sul manico della sua sei corde, il solito Billie Sheehan a tutto campo e un Mike Portnoy che, udite udite, mette il suo enorme bagaglio tecnico al servizio delle canzoni come mai aveva fatto prima.
Se questo è il menu,“Unleashed in Japan” è la ciliegina sulla torta: registrato lo scorso anno nella terra del Sol Levante alla seconda data ufficiale della band, il live è una divertente carrellata di brani estratti dal primo disco e dal repertorio di Ritchie Kotzen. Menzione doverosa per la cover dei Mr. Big e per una toccante versione di “Stand”, a parere di chi scrive uno dei brani più emozionanti dei Poison. Ce n’è abbastanza per convincere i più scettici e mettere in riga buona parte dei side project ascoltati fino ad oggi.