"Padre, questo giorno prometto di non essere mai intimorito da Roma e di trattarla come mortal nemico. Faccio questa promessa col sangue."
"The Rise of Hannibal" introduce doverosamente il disco con l'andamento inarrestabile che ben evoca l'ascesa di un guerriero leggendario, e "Hispania (The Siege of Saguntum)" cede a tentazioni quasi power metal che conducono ad un finale sugli ottoni che mimano i barriti degli elefanti durante la difficile traversata, trovando finalmente il varco nella successiva "Crossing of the Alps", in cui ogni spiraglio del cielo alpino è dipinto con archi magniloquenti dalle pennellate delicate ed eteree, in completa antitesi con la doppia cassa ad libitum che spinge il brano al monito "I'm here at your footsteps", provocando brividi che scorrono lungo la schiena accompagnati da percussioni battenti e minacciose. I sacrifici di buon auspicio a Marte vengono giustamente tributati in "Suavetaurilia (Intermezzo)", evitando così lo sfavore in battaglia con un certo sapore hollywoodiano, caratteristica che troviamo anche in "Cato Major: Carthago delenda est!", in cui ogni marcato corale è un pezzo di Cartagine che si infrange al suolo, mentre scenari di distruzione vengono intessuti da partiture color cremisi condivise tra archi e chitarre. Un'altra marcia apre poi "Ad Victoriam (The Battle of Zama)", mid-tempo corazzato dalle tinte epiche pieno di sfuriate al vetriolo. Veloci fraseggi in spiccato enfatizzati da blastbeat sono invece casus belli di una composizione scandita da partiture sinfoniche inesorabili come "The Spoils of War". La conclusiva "The Roman" è infine un lavoro mosso da uno sforzo corale, in cui si rincorrono chugs di chitarra affilatissimi, accenti orchestrali e melodie dalle sonorità lontane, provenienti da ben oltre le province della Mesia e della Pannonia.
"Con il sangue romano, con l'onore dell'aquila. Siamo figli di Romolo, un sogno, un brivido, sempre con te, fino alla fine dei tempi, Ave Roma!"
Prodotto dal chitarrista Jean-François Dagenais e mixato da Jens Brogen (Opeth, Katatonia, Soilwork), l'impianto sonoro del disco si presenta di fattura pregevole, valorizzando tanto le delicate spennellate orchestrali quanto le sfuriate più brutali, con una sezione ritmica impenetrabile come una testuggine, chitarre potenti e la voce di Iacono più battagliera che mai. "Bombastico" in riferimento al suono è un aggettivo che un'operazione di questo tipo ha bisogno per veicolare in ogni minimo dettaglio, e al massimo del suo potenziale, il contenuto di musica e testi (ben curati), sistemando così un'architettura prosodica di ottima fattura che risulta quanto mai rara anche in operazioni similari.
"The Immortal Wars" è semplicemente la fenice degli Ex Deo, che a partire da questo lavoro si impongono con prepotenza tra le formazioni di riferimento nel panorama symphonic metal estremo.
Ad maiora