Quello che più distingue la band formata ad Amsterdam, oltre la poliedrica voce della singer Caroline Westendorp, è una forma melodica che ha portato alla creazione di pezzi come "Echoes", "Blood And Salt" e "Songs Of Obscenity", brani dotati di strofe rocciose e ritornelli catchy che non assumono però connotati zuccherosi o stucchevoli come accade in alcuni casi nel genere di riferimento. Inoltre le influenze groove citate in apertura sono un altro colore nella paletta della band e fanno la loro apparizione soprattutto in brani quali "The Future Need Us Not" e "The Hell In Me", dove è soprattutto il riffing a citare alcune formazioni, ma senza mai scimmiottare nessuno e sempre con un certo gusto. Tra tutto il lotto è doveroso citare poi "Silent Wars", brano caratterizzato da una delicatezza davvero inaspettata dopo la forza bruta esibita altrove sul disco, dimostrando la capacità del combo di diversificare la dinamica, cosa non sempre scontata nemmeno in band e album dall'alto profilo.
La produzione è potente e nitida grazie allo sforzo profuso in fase di incisione, che ha portato il gruppo a tornare più volte sui propri passi per cercare il suono giusto alla sorgente, senza riservare solo alla post produzione massiccia (come è invece consuetudine di questi giorni) la modellazione del proprio sound. Forse un rullante dal suono più organico e arrangiamenti più audaci avrebbero aiutato la band anche nell'aspetto sonoro nella creazione di un suo marchio riconoscibile, ma ogni ingrediente sonico funziona più che bene sia singolarmente che nel complesso, rendendo queste considerazioni tutto sommato di poco conto rispetto al risultato finale.
In definitiva, "The Sick, Dumb & Happy" è un buon disco che, sebbene ancora in parte ancorato a un preciso genere di riferimento, mostra una band che sta già trovando la propria via stilistica e che dimostra di essere capace di gestire diverse influenze in modo intelligente ma anche creativo.