This Is Not A Brothel
This Is Not A Brothel

2014, Autoproduzione
Stoner/Grunge

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 26/03/14

Spasmi di stoner, desertico, malvagio: pestaggi batteristici a la Queens Of The Stone Age (non quelli edulcorati delle ultimissime evoluzioni, bensì quelli ruvidi e monocordi di una "Sick, Sick, Sick", per esempio), graffi alle corde vocali e gemiti chitarristici che suscitano rimembranze dei Kyuss, della loro assenza di fronzoli, del loro rock che senza badare ai dettagli avvinceva e coinvolgeva, colpendo con l'amichevole dolcezza di un pugno dello stomaco. E ancora: pillole di grunge sparse in semi-ballate dall'animo marcio ma dalla malinconia sincera, in plettrate clean dannatamente incisive proprio perché sporadiche, in struggenti progressioni vocali omaggianti la leggenda di Layne Staley.

Chi fosse alla ricerca di questi elementi dia dunque un ascolto (un paio, anche) all'eponimo esordio dei This Is Not A Brothel, si lasci prendere dai riff soffici come carta vetrata dell'opener "Zany Zoo", dall'ignoranza infusa nei power chords della splendida "Immaculate" (occhio alla coda strumentale), dalla ribellione al gusto odierno di un disco che si abbarbica all'analogico e a suoni distorsivi da primissimi anni '90, rifuggendo come la peste da inutili ornamenti sintetico-atmosferici. Meglio raggiungere vette di epicità e drammatismo affidandosi a sfuriate e cambiamenti di tempo degni dei Soundgarden (la conclusione di "Mere Box"), o a lunghe, liquide linee di sinuoso basso (nell'intro di "It Ain't The Desert", immediatamente dopo un'apertura recitata su secchi pizzichi di chitarra che fanno tanto Jane's Addiction).

A mancare nell'impasto è, forse, un pizzico di originalità, la voglia di uscire fuori da schemi dai tratti delineati fin troppo rigidamente. Non si faccia però l'errore di considerare questo debutto un semplice collage di suggestioni, uno scimmiottamento non degno d'interesse: "This Is Not A Brothel" è infatti un signor disco, un tributo sincero ed onesto, oltreché ottimamente confezionato. E come ulteriore testimonianza della credibilità artistica della band, si consideri che il quintetto è italianissimo (di Caserta, per l'esattezza), ma non lo si sospetterebbe neanche lontamanente. Non prima di veder spuntare star del porno italiano come ospiti nei loro video, quantomeno.



01. Zany Zoo
02. This Is Not A Brothel
03. Domino Falls
04. Immaculate
05. It Ain't The Desert
06. The Block
07. The Doormat
08. Loving A Corpse
09. July
10. Mere Box
11. Oda Latvija

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