Thokkian Vortex
Thy Throne Is Mine

2020, Non Serviam Records
Black Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 25/02/20

Al di là di una produzione provvista degli ovvi crismi della modernità, il secondo album dei Thokkian Vortex sembra, a tutti gli effetti, un ottimo compendio per chi voglia dedicarsi allo studio del black metal scandinavo, in particolare di quello che va dalla metà degli anni '90 agli inizi del XXI secolo. E bisogna constatare che la creatura di Lord Kaiaphas, rispetto a un debutto passato inosservato come "Into The Nagual" (2016), riesce nell'impresa di realizzare un album che, proprio in virtù dei continui e spesso sfacciati richiami alla tradizione, suona familiare, gradevole e oscenamente catchy

Se al corredo aggiungiamo liriche slegate da un minimo filo logico e che volteggiano, in uno spassoso delirio sincronico, tra satanismo apocalittico, stregoneria mesoamericana, occultismo sumero e mitologia accadica, ci si rende subito conto della lucidità spensierata del progetto; del resto, una band che accumula fotografie di scena con tanto di chiodi, bulloni e corpse paint, ha poco di subliminale e molto, moltissimo di consapevole anacronismo.

"Thy Throne Is Mine" non poteva che partire con un'"Intro" epica e allo stesso tempo funebre, rintocchi di campane a morto comprese; poi, la strada diviene in discesa, ed ecco che diventa un gioco da ragazzi balzare sui felini mesopotamici del brano collage "Banishing The Lion Of Kutha". Ritmi marziali da corte imperiale, accelerazioni darkthroniane, spoken word à la Blackmoon, arrangiamenti sinfonici: nulla di sorprendente, vista la trascorsa militanza del leader nei vecchi Ancient, in particolare quelli di "The Cainian Chronicle" (1996). Da qui, viene scatenata una furia citazionista senza eguali: i nostri riesumano briosi - e ai limiti del plagio - i Satyricon del periodo "Age Of Nero" ("Thy Throne Is Mine", "The Wreathing Serpent"), infliggono una stoccata black'n'roll nel cuore degli Hellhammer  ("Godspeed Satan") conversano a tu per tu con Emperor e Limbonic Art ("The Moon Brethern", "Traverse The Tonal", "Winter Forest Cry"). 

Ma il bello arriva in coda: prima "Come To The Sabbath", storico pezzo tratto dal repertorio dei Black Widow, con tanto di flauto e ipnotiche atmosfere wiccane, poi l'instrumental "Sunrise Over Irkalla", sorta di rilettura acustica e more relaxed di "Filosofem", chiudono un lavoro professionale e, a suo modo, divertente. Perché i Thokkian Vortex vestono l'abito da sera anche quando le cuciture sono chiaramente (e volutamente) posticce.




01. Intro
02. Banishing The Lion Of Kutha
03. Thy Throne Is Mine
04. The Moon Brethren
05. Godspeed Satan
06. The Wreathing Serpent
07. Traverse The Tonal
08. Winter Forest Cry
09. Come To The Sabbat
10. Sunrise Over Irkalla

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool