Lord Of The Lost
Thornstar

2018, Napalm Records
Alternative Metal/Gothic

"Thornstar" ci immerge in un mondo prima della Preistoria; purtroppo, però, la proposta dei Lord Of The Lost scarseggia di genuina attitudine e, malgrado l'ottima confezione, si sbadiglia presto
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 04/08/18

Avete mai sentito parlare di "Pangea"? Si tratta del remoto supercontinente dal quale si sono originati nei millenni i continenti attuali tra il Paleozoico e il Mesozoico. Cosa sappiamo dei suoi abitanti? Praticamente nulla, non essendoci tracce archeologiche. Come per Atlantide. Deve essere stato questo vuoto a suggestionare i Lord Of The Lost, tanto da fornire materiale per un doppio concept dal titolo "Thornstar". A partire da questo mistero, la band dispiega il proprio immaginario filosofico inventando un popolo, i mitici pangeiani, e un nucleo di mitologie riguardo alla creazione dell'universo, nato dall'amore delle due divinità Morgana e Haythor, la cui unione avrebbe provocato niente di meno che il Big Bang... molta carne al fuoco, insomma, per la band tedesca che dal 2010 fonde nel proprio crogiolo un approccio dark/symphonic a suggestioni industrial, folk e new wave: "modern metal" che raccoglie oggi un nutrito seguito. Elementi di forza della combo sono: lo stile "wave" del cantante Chris Harms, il quale non disdegna il ricorso allo scream e al growl (ad esempio in "Loreley"), e che in alcune parti suona anche il violoncello; la produzione equilibrata e limpida e la capacità di comporre insieme motivi da generi lontani.
Il racconto mitologico dei remoti progenitori nordici della civiltà occidentale si dispiega per tredici tracce senza sbavature né picchi. Anche il disco 2, che esula dal concept, non aggiunge né toglie nulla a quanto detto. Tutto fila via liscio e levigato, ed è forse questo il vero limite del lavoro.


Urge aprire una dolorosa ma necessaria parentesi: occorre capire ciò che si intende per heavy metal. Per alcuni significa oscurità e mistero, misticismo mitologico, romanticismo, una certa allure dark e il ricorso a precisi stilemi (ad esempio: testi che inneggiano a un passato nostalgicamente perduto, outfit all black, distorsioni, un po' di doppia cassa qua e là). Tutto corretto, certo, ma a nostro sentire manca ancora qualcosa per essere metal, cioè l'attitudine. Ascoltando "Thornstar" si avvertono tutti gli ingredienti sopra elencati, ma l'approccio generale del lavoro è assai lontano dal metal; ha più a che fare, appunto, col dark/wave anni'80, genere di tutto rispetto, intendiamoci, ma ben distinto e - per certi versi, almeno in origine - anche opposto al metal. I Lord Of The Lost puntano proprio al sincretismo ma, a a nostro sentire, tale fusione riesce nell'album a prezzo dell'attitudine. Non vorremmo sembrare critici in chiodo e monocolo, è solo che abbiamo ben presente il sound di band in cui la fusione tra metal e suggestioni wave riesce senza sacrificare l'approccio, basti pensare ai Paradise Lost. Nel frattempo si è poi affermato il folk metal, col quale la proposta dei Lord Of The Lost ha parecchi punti di contatto, ma sebbene sia al sesto lavoro in studio e fatta salva l'ambizione del doppio album (concept + bonus disc), non ci sembra che dal punto di vista musicale la band tedesca abbia messo a punto uno stile davvero personale e convincente. Non bastano i picchi di assalto di brani come "Haythor" (il remoto modello, secondo il concept, del dio nordico Thor), in cui il cantato vira al growl e fa capolino un poco di doppia cassa, o le fughe tra wave, doom ed epic di brani come "Naxxar", "Under The Sun", "In Darkness, In Light" per dare pepe a un disco armonicamente ripetitivo, ben confezionato ma freddo, lontano dal rischio, dalla violenza, dal sacro calore di fusione che si osa pretendere da ogni album metal degno di questo nome.
Per opposto, suonano più riusciti i brani più lontani dal metal, come la suggestiva "The Mortarian". Stando così le cose, ci chiediamo: ha senso definirsi metal?


In conclusione, il giudizio sull'album dipende da ciò che ritenete sia metal. Se vi bastano gli ingredienti sopra elencati, fermatevi qui: "Thornstar" è quello che fa per voi, c'è oscurità, solennità, romanticismo, nostalgia, mito e facce serie. Ma se siete soliti non fermarvi alla confezione, se vi piace andare al sodo, se cercate vera attitudine, un doppio album di questa mole ed ambizione non potrà che deludere le vostre legittime aspettative.





Disco 1:
01. On This Rock I Will Build My Church
02. Loreley
03. Black Halo
04. In Our Hands
05. Morgana
06. Haythor
07. Naxxar
08. Cut Me Out
09. The Mortarian
10. Under The Sun
11. In Darkness, In Light
12. Forevermore
13. Riuns

Disco 2:
01. Abracadabra
02. Voodoo Doll
03. The Art Of Love
04. Lily Of The Vale
05. Penta
06. Free Radicals
07. Live Pray Die Repeat

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