Three Days Grace
One-X

2006, Jive Records
Alternative Metal/Alternative Rock

La rivolta interna di Adam Gontier ha prodotto un disco solido ed emozionante, pur senza uscire quasi mai dagli schemi prefissati
Recensione di Dario Fabbri - Pubblicata in data: 13/06/19

"This world will never be
What I expected
And if I don't belong
Who would have guessed it?
"

 

Il 2006 rappresenta sicuramente l'anno di massima popolarità del movimento emo e delle sue molteplici sfumature. Dalla musica all'estetica, milioni di ragazzi e ragazze si rispecchiavano in questa cultura. Dall'altra parte però, in questo periodo hanno iniziato a muovere i primi passi un numero spropositato di band alternative metal, l'evoluzione più palese della precedente ondata nu metal che aveva stravolto il mondo del metal solo pochi anni prima. Tra i nomi di spicco di questa nuova scena, è impossibile non citare i vari Breaking BenjaminSkillet e gli Chevelle. E se il suono dell'alternative metal si unisse all'estetica emo, cosa ne verrebbe fuori? Questa è esattamente la direzione presa dai Three Days Grace per il loro secondo album in studio, "One-X".

 

Poco dopo il discreto successo ottenuto con il primo omonimo disco, grazie soprattutto al celebre singolo "I Hate Everything About You", Adam Gontier (ex voce e chitarra ritmica del gruppo) finisce per svariati mesi in riabilitazione per una dipendenza da ossicodone. Terminato questo periodo buio, Gontier decide di sfogarsi tramite la musica, scrivendo pezzi in cui getta nero su bianco i propri sentimenti e ciò che ha provato durante quella  determinata parte della propria vita. Questi brani formeranno "One-X", destinato a diventare un must per tutti i fan dell'alternative metal. Sin dall'opener del disco, l'energica "It's All Over", vengono fuori tutti gli elementi che caratterizzano il sound della band in maniera limpida: chitarre fortemente distorte, testi pregni di rabbia e malinconia e Gontier che incanta con la propria voce potente. Pochissimo spazio a tecnicismi o a strumenti non convenzionali: l'intero lotto è incentrato praticamente solo sugli elementi già citati. A fare la differenza, però, è quasi sempre Gontier, il quale fa e comunica tutto ciò che vuole con la sua inconfondibile voce: i singoli "Pain" e "Animal I Have Become" ne sono un esempio perfetto. In questi due brani, il frontman riesce a rendere estremamente orecchiabili pezzi puramente alt metal, che per di più trattano temi tutt'altro che banali, con una facilità d'esecuzione disarmante. Tra le migliori prove del disco, rientra sicuramente la celebre power ballad "Never Too Late", canzone introdotta da un suggestivo arpeggio di chitarra acustica, per poi esplodere nel ritornello grazie alla chitarra distorta di Barry Stock, il tutto incoronato dall'ennesima prestazione maiuscola di Gontier. Una menzione speciale va sicuramente a "Riot" e "Time Of Dying", le canzoni più pesanti del lotto: due vere e proprie esplosioni di potenza, rabbia e melodia, ed è proprio per questo che sono tra le tracce più celebri del gruppo, pur non essendo uscite come singoli. La carica emotiva dei testi viene ulteriormente fuori con le ballad "Let It Die" e "Over And Over", anche se quest'ultime risultano meno efficaci rispetto alla magistrale "Never Too Late". A chiudere l'album ci pensano la title track, "One-X", la quale incorpora elementi sia delle tracce più heavy sia dalle numerose ballad, per poi sfociare in un assolo di chitarra tanto elementare quanto inaspettato (quasi nessun brano del disco presenta assoli), e "Running Away", canzone che più di tutte si allontana dai canoni del genere proposto dai Three Days Grace, ed è proprio per questo che porta una ventata d'aria fresca all'interno di "One-X".

 

Una volta terminato l'ascolto, ci si accorge che le tipologie di canzoni presenti sono essenzialmente due: power ballad che esplodono durante i ritornelli e i classici brani alternative con spiccate melodie di facile presa. Quasi nessuna sorpresa sotto questo punto di vista, quasi nessun pezzo esce da questi schemi. La fama di "One-X" è dovuta a come Gontier, seguito dalla propria band, sia riuscito a trovare la formula giusta tra potenza e melodia, testi che trattano di momenti complicati raccontati in modo semplice e affatto pesante. I trascorsi bui del frontman vengono trasformati in speranza, in voglia di lottare e voltare pagina, con la consapevolezza che la vita è fatta anche di momenti di "dolore, senza amore". Ed è così che la rivolta interna di Adam Gontier si è trasformata in un piccolo gioiello dell'alternative metal.





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