Live
Throwing Copper

1994, Radioactive Records
Post Grunge

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 11/08/16

Articolo a cura di Simone Muzzoni 

 

Durante la lunga estate del 1994, i Live si misero in viaggio lungo le polverose e assolate autostrade americane, per compiere la strada che li avrebbe di lì a poco portati dall'anonima cittadina di York (Pennsylvania), a divenire una delle band di spicco della scena post-grunge/alternative made in USA.
Il gruppo, reduce dal rock dalle forti tinte acustiche del debut 'Mental Jewelry' (1991) , trovò una sorprendente maturazione artistica, che li portò, partendo dalle sonorità new-folk rock dei R.E.M. al grunge di Pearl Jam e Soundgarden, ad unire il tutto con un pizzico di spiritualità tipica dei primi U2, paragone che si nota soprattutto nei testi, quasi tutti ad opera del singer Ed Kowalczyk, che non mancano di impegno e denuncia sociale, sconfinando spesso in tematiche religiose criptiche ed enigmatiche; il cantante lascia una forte impronta anche a livello vocale, ispirandosi a Vedder e Stipe, ma riuscendo a maturare uno stile personale, al contempo calmo,rabbioso, dolce e introspettivo.

 

Apre il disco il breve rock-blues di "The Dam at Otter Creek", dai ritmi distorti e particolari, che presto sfumano per introdurre "Selling The Drama", primo singolo estratto, song invece ariosa e solare che fu il traino dell'album e del gruppo stesso, riuscita e facilmente assimilabile, nel suo essere l'episodio più easy-listening dell'opera.


Ritornano i riffs più duri e hard rock nelle successive "Iris", "Top", e "Stage", episodi minori e di breve durata, che si rivelano comunque intermezzi piacevoli in attesa dei brani più riusciti.
Più elaborate e trascinanti sono invece "I Alone" (secondo singolo e tra i pezzi più noti della band) e "All over you", tra le melodie più memorabili dell'album, dalla doppia faccia dolce e aggressiva, che rivela anche l'abilità strumentale del bassista Pat Dalheimer.


Alzano ancora il livello "Towne", canzone autobiografica dedicata alla evidentemente non troppo felice adolescenza trascorsa nella propria città natale ; l'enigmatica e quasi recitata "TBD" (che sta per "Tibetan Book of the Dead" , brano molto bass-oriented, e tra i più oscuri a livello di lyrics), e la finale "Waitress", duro pezzo di denuncia verso il dramma della tossicodipendenza e dell'emarginazione delle frange sociali più disagiate, nel desolante degrado urbano delle province americane.


Discorso a parte merita "Lightning Crashes" brano capolavoro dell'album e forse dell'intera carriera della band, in cui l'inizio acustico, quasi cullante e sospeso tra sogno e realtà, esplode nel bridge insieme alla rabbia interiore causata della scomparsa in un incidente stradale (per colpa di un autista ubriaco) della 20enne Barbara Lewis, cara amica del gruppo; il brano prosegue poi lasciando spazio all'amara e lucida riflessione del frontman Kowalczyk, che interpreta l'accaduto con le sue teorie sul trasferimento di energie vitali da un individuo all'altro, impersonate dal raffronto (proposto nel video clip) con i due momenti opposti della morte e della contemporanea nascita di un bambino nella stanza di ospedale accanto (personificato dalla donazione degli organi dell'amica scomparsa). Il tutto si condensa poi nel finale rabbioso, che invoca lo scatenamento della furia degli elementi, come reazione primordiale della terra verso questa e tutte le altre terribili ingiustizie che si è costretti a subire nella vita.


Tematiche diverse, anche se per certi versi affini sono trattate in "Pillar of Davidson", sorta di preghiera enigmatica che unisce i toni dei primi R.E.M. al pathos degli inni spirituali degli U2; il testo non manca anche in questo caso di impegno e protesta contro i lavoratori sfruttati delle aziende della Pennsylvania, in cui nelle parole "warm bodies, I sense..are not machines that can only make money" riecheggia la stessa denuncia, vecchie di ormai quasi duecento anni, verso un passato che non vuole passare, ed i troppi diritti che ancora oggi vengono calpestati.


Spetta al garage-rock della lunga "White, Discussion" (dalla rumorosa coda strumentale), insieme alla ghost track "Horse", il compito di chiudere questo "Throwing Copper" che come un lampo accecante, ma allo stesso tempo effimero, segnò il punto più alto e la stagione più fortunata della band, che in seguito si perse parzialmente nei successivi "Secret Samadhi" e "The Distance to Here" (1997-'99), incapace di riprodurre la qualità complessiva di quest'opera, nonostante alcuni picchi, sempre presenti, di elevato valore artistico. Nel nuovo millennio videro la pubblicazione altri 3 album dal livello altalenante, fino all'inglorioso quanto triste epilogo, nelle fredde aule di un tribunale, con il cantante Ed Kowalczyk, in seguito al quale le due parti hanno intrapreso delle strade per ora separate, anche se come molti sperano in via non definitiva. Eppure, ad ogni nuova estate, il fuoco marchiato a pelle da "Throwing Copper" sembra non essersi spento, e rivivere ancora nella sua capacità di trasmettere l'ebbrezza di sentirsi vivi, la vera magia dei Live.

 

"So like I told you, we come from a small town, where just about everybody there is doing something for the men, you know what I mean? Busting there ass 9 to 5, trying to raise a family. We wrote this song as a work song for all the people we grew up with. All the people that are busting there ass for the men... that maybe they can sing this song, and maybe feel a little bit less lonely"  





01.The Dam at Otter Creek
02.Selling the Drama
03.I Alone
04.Iris
05.Lightning Crashes
06.Top
07.All Over You
08.Shit Towne
09.T.B.D.
10.Stage
11.Waitress
12.Pillar of Davidson
13.White, Discussion
14.Horse

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