Mi, la, re, do. Ce lo hanno insegnato in tanti, primi su tutti gli AC/DC, che bastano pochi accordi al posto giusto e nel momento giusto per scrivere canzoni d'impatto. Le Thundermother, una compagine hard rock svedese tutta al femminile, quei quattro accordi li sa usare e lo dimostra il loro omonimo e nuovo album.
Non un ritorno facile, dopo che la chitarrista e fondatrice Filippa Nässil lo scorso anno si è trovata davanti uno stravolgimento di formazione piuttosto drastico, con la partenza di quattro membri e l'approdo di tre nuove arrivate. Il singolo "We Fight For Rock 'n' Roll", uscito lo scorso giugno e primo vero colpo assestato dalle Thundermother 2.0, ha aperto la strada non solo ad un tour di 20 date in giro per tutta l'Europa, ma ha anche confermato che non tutti i cambiamenti vengono per nuocere. Ecco perché al primo ascolto le nuove 13 tracce che compongono questa fatica discografica non sembra siano nate in maniera faticosa o perlomeno denotano una sintonia musicale che poteva non essere immediata. L'ascolto della tracklist scorre veloce, così come dev'essere per un disco di questo genere. L'assenza di grandi pretese da se stesse e dalle proprie canzoni è da considerarsi, paradossalmente, il punto di forza delle Thundermother: le doti ci sono eccome, i limiti anche, ma l'obiettivo sonoro prefissato non pretende ore di composizione o capacità fuori dal comune, per quanto la voce di Guernica Mancini sia un misto di eleganza e cattiveria che dona al tutto qualcosa in più. Lo diceva lo stesso Angus Young che se una canzone è capace di farte battere il tempo con il piede, allora è sicuramente vincente: dire tutte sarebbe troppo, ma di sicuro la maggior parte dei brani qui presenti fanno parte della categoria, appoggiandosi comodamente su sonorità più che sfruttate ma con il taglio tipico delle Thundermother: diretto e scarno.
Ed ecco che pezzi come "Whatever", "Racing On Mainstreet" e "Quitter" acquistano il senso che meritano, ovvero quello di far venire a chi ascolta la voglia di saltare in macchina e guidare per il gusto di farlo. Il filo conduttore è e rimane la potenza, anche laddove il gruppo sembra discostarsi dal filone hard rock nudo e crudo per strizzare l'occhio ad arrangiamenti più moderni, ricercati: "Fire In The Rain" su tutti, unico brano dal tocco vagamente malinconico, assieme a "Hanging At My Door" e la ballad "Follow your heart", dove trova il proprio spazio anche una piccola vena pop (gradita). Il già citato singolo "We Fight For Rock 'n' Roll" è naturalmente presente, ed è l'inno e la dichiarazione di intenti con cui anticipare una chiusura che deve rimanere fissa in testa: "Won't Back Down", ritmo lento e riff cattivo. Se paragonassimo quest'album ad una cena, ecco, essa sarebbe ricca di piatti buoni, soddisfacenti e nella quale ci si abbuffa: "Won't Back Down" diventa dunque il goccio di liquore finale che con poche note ti fa sentire satollo e appagato.
Ma ci torniamo, poi, in questo "ristorante"? Sì, le Thundermother sembrano in grado di offrire canzoni di ottima qualità, e per quanto il loro stile sembri essere assodato, potrebbe anche capitare che il tornado in cui si è trovata la band debba ancora creare lo scompiglio maggiore, e che questo fosse un necessario passo sul posto, piuttosto che un passo in avanti.