Negli ultimi due decenni, pur essendo avvenuto un evidente calo in termini di popolarità della musica più estrema in favore di sonorità perlopiù con influenze pop e derivate, ci sono sempre state band capaci di portare alta la bandiera di diversi sottogeneri rock e metal, portando ad una graduale e continua evoluzione. Tra i generi che invece sono stati quasi dimenticati dal grande pubblico possiamo annoverare l'hardcore punk che dopo l'inizio degli anni '90 è stato completamente stravolto verso una direzione molto più easy listening e lontana dalle sue origini, lasciando senza seguito i nomi che all'epoca l'avevano fatto grande, con la sola eccezione dei Refused. Proprio per questo fa sempre piacere trovare band come i Turnstile, in grado di dire la propria senza farsi compromettere dalle logiche di mercato. Il quintetto, nato del 2010, è riuscito a mettere la firma l'esordio dopo ben cinque anni e, dopo un EP, ha recentemente dato vita al secondo album in studio, alimentando ancora di più le fiamme.
"Time & Space" è infatti un concentrato di potenza ed energia selvaggia che viene sparata in faccia all'ascoltatore senza alcun compromesso. Un lavoro che mette le proprie solide basi sull'hardcore punk di vecchia data, sviluppandone ulteriormente i concetti e arrivando ad ottenere una buona personalità. Le restanti influenze arrivano comunque dagli anni '90 e in alcune tracce è possibile captare echi crossover, ma uno dei pregi dei Turnstile è quello di riuscire a rendere moderne e fresche sonorità che in passato hanno fatto la fortuna di diversi artisti. La durata media dei pezzi è molto bassa (molti non arrivano neanche ai due minuti) e la divisione più netta è tra quelli in cui vengono proposti riff più lenti e i brani in cui è il ritmo impazzito a fare da padrone. A questo proposito, è buonissima la prova di Daniel Fang dietro le pelli, mentre a dare la marcia in più è il cantante Brendan Yates, una vera e propria scheggia impazzita che non si risparmia minimamente per tutta la durata dell'album. Se nell'opener "Real Thing" la band si esprime con il freno a mano tirato, già con la successiva e adrenalinica "Big Smile" vengono scoperte le carte in tavola. Pur essendo un lavoro molto coeso, all'interno di "Time & Space" non si notano sensazioni di deja vù e questo anche grazie a brani leggermente più lenti e ragionati come "I Don't Wanna Be Blind", costruita sull'efficace giro di basso. I Turnstile riescono però a dare il meglio quando premono al massimo sull'acceleratore e da questo punto di vista le tracce migliori del lotto sono probabilmente "(Lost Another) Piece Of My World" e "Come Back For More/H.O.Y.".
Siamo sicuramente molto lontani da pilastri come "The Shape Of Punk To Come", ma bisogna riconoscere ai Turnstile di aver messo la firma su un album divertente, grezzo e genuino. I pezzi si susseguono senza alcuna pausa e, complice la breve durata, l'album si lascia ascoltare nella sua interezza senza annoiare minimamente. A mettere il fiocco al lavoro è la produzione sporca quanto basta, in grado di mettere in risalto la componente più selvaggia di un album che potrà rendere felici anche diversi fan della vecchia scuola.