Timo Tolkki's Avalon
Avalon - The Land Of New Hope

2013, Frontiers Records
Power Metal

Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 02/06/13

Timo Tolkki, per chiunque sia appassionato di Power Metal, è una figura controversa, ambigua, per la quale si porta sempre un certo rispetto: un ossimoro vivente, un odi et amo che oramai sopravvive della sola e fioca luce riflessa del più lucente passato ormai troppo lontano per poter essere recuperabile.


È con un certo timore, provocato perlopiù dall'ascolto del singolo non così esaltante "Enshrined In My Memory" (non è bastata una ammaliante Elize Ryd nel video a nascondere le evidenti carenze del brano), che dunque ci avviciniamo a "Timo Tolkki's Avalon - The Land Of New Hope", vera e propria metal opera che segna il ritorno del celebre chitarrista nel mondo del Power Metal. Se le premesse lasciavano intravedere alcune crepe, inoltrandoci nell'ascolto completo è impossibile non notare vere e proprie voragini non tanto di originalità, quanto di vera solidità. Che le composizioni di Tolkki siano prevedibili è sotto i padiglioni auricolari di tutti, ma almeno fino a "Trinity" dei mai troppo celebrati Revolution Reinassence era innegabile un'intatta capacità di sapersi ancora destreggiare sui sentieri già battuti. "Avalon - The Land Of New Hope" è invece un gracile vegliardo che indossa splendide ed opulente vesti, che per la deambulazione autonoma si aiuta con un robusto bastone da passeggio. Le strutture dei brani, le linee vocali sono esattamente le stesse che il nostro amico della sei corde ha affinato dai tempi di "Visions" e "Deastiny", e non esageriamo né vogliamo essere maligni quando ci affermiamo che una Elize dietro al microfono rispetto al Kotipelto di turno ha in più solo una bella e procace presenza.


“Avalon - The Land Of New Hope” ospita molti musicisti e cantanti illustri: gli amici di sempre Jens Johansson e Michael Kiske, Russen Allen e il celebre Derek Sherinian, Sharon dei Within Temptation, Alex Holzwarth dei Rhapsody Of Fire, Rob Rock e Tony Kakko dei Sonata Artica. Tutti nomi altisonanti, tutti contributi riconoscibili al volo, quasi tutti apprezzabili (la maesotsa opener “Avalanche Anthem”, la bella “In The Name Of The Rose” e “The Land Of New Hope”, quest'ultima a metà strada tra gli Stratovarius più epici e gli Helloween degli anni '80... perché a cantare c'è un comunque fenomenale Kiske), alcuni che davvero non riescono a risollevare le sorti di brani oggettivamente deboli (“The Magic Of The Night” in primis, dove tra l'altro l'incipit dell'assolo è qualcosa di imbarazzante), altri ancora che sono inficiati purtroppo da poche ma errate scelte (La classica cavalcata tolkkiniana “The Edge Of The Heart” ha un assolo di tastiere fantastico, ma un ritornello la cui linea vocale mal si adatta al resto del brano). Quel che reca davvero fastidio non è tanto il pensare al passato ingegnoso e sfolgorante di Tolkki, quanto piuttosto la convinzione del Nostro che le orchestrazioni pompose possano ben nascondere una mancanza di creatività che oramai è palese e tangibile. Di qui il ritorno alla figura del vegliardo con le opulente e sfarzose vesti: la solfa è sempre la stessa, da anni, da troppi lustri.


Parliamoci, anzi, scriviamolo chiaro: ascoltare di nuovo lo stile Stratovarius di fine secondo millennio con una produzione possente come questa di “Avalon - The New Hope” è un piacere che dipinge un piccolo ma pur percettibile sorriso sul volto dell'ascoltatore. Il problema semmai risiede in piccoli errori in composizioni tutto sommato piacevoli ed in veri e propri salti nel baratro, come nel caso del singolo  “Enshrined In My Memory” (interessante solo nella sua versione video, anche se Timo Tolkki che tenta di fare il piacione con una stratocaster viola non è tutto questo bel vedere), che rendono ben visibile la gracilità di alcuni aspetti, di troppi aspetti.


Siamo contenti che Timo Tolkki sia tornato sulle scene, siamo contenti che sia riuscito a circondarsi d'ospiti e d'amici illustri. Purtroppo però il tentativo di tornare ai fasti del passato risulta meno trionfante del previsto. Vesti inadatte per il vegliardo che, anziché risultare solenne e maestoso, appare un po' maldestro ed impacciato, nonostante la pur sempre intatta dignità.





01. Avalanche Anthem
02. A World Without Us
03. Enshrined in My Memory
04. In the Name of the Rose
05. We Will Find a Way
06. Shine
07. The Magic of the Night
08. To the Edge of the Earth
09. I’ll Sing You Home
10. The Land of New Hope

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool