Title Fight
Floral Green

2012, SideOneDummy Records
Hardcore/Punk

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 07/04/13

Il mondo di oggi avrebbe bisogno di una bella lezione di coerenza. Lo sappiamo tutti, dagli USA alla Cina ogni giorno siamo bombardati di notizie che ci fanno domandare se sia il caso di organizzare un bel funerale globale al concetto stesso di coerenza e di lasciar perdere tutto. Non pensavo dovesse essere un concetto da espandere anche alla musica. Sempre più spesso, negli ultimi anni, si ha invece a che fare con dischi che non solo non brillano per fattura, ma che addirittura sono costituiti da un'accozzaglia di canzoni che non hanno nulla a che vedere una con l'altra. Un esempio recente è appunto questo “Floral Green” dei Title Fight. A parte il titolo che può lasciare leggermente perplessi - ma quello è un aspetto secondario - il nuovo album degl americani è disturbante, nel senso che crea una gran confusione in testa dell'ascoltatore.

Un brano hardcore abbastanza pesante può essere seguito da un pezzo più emo-punk pieno di melodia, niente scream e arpeggi strappalacrime di chitarra, per poi tornare a situazioni più estreme che non dico sconvolgano l'ascoltatore, perchè c'è poco da essere sconvolti, ma almeno lo possono lasciare (giustamente) interdetto di fronte a dei cambi così rapidi di genere all'interno della stessa tracklist. Si arriva così a metà del disco con un capogiro da non sottovalutare. Perchè oltre a questa mancata coerenza all'interno stesso dell'album abbiamo a che fare con un LP che non brilla certamente di luce propria, anzi, è a dir poco debole e scarsamente godibile. Certo, c'è qualche brano potenzialmente appetibile, soprattutto per i fan della band, ma la maggior parte degli undici pezzi qui presenti si solleva di poco dal livello “mediocre” di giudizio complessivo. Non si può dire che “Floral Gren” sia noioso, ma di certo non è un grande capolavoro, anche a causa dei continui stacchi di genere, decisamente incomprensibili.

 

Chiudiamo con una piccola postilla: a volte la posizione in scaletta di una canzone può valorizzarla o demotivarla. Mettere il pezzo migliore in fondo non è esattamente la mossa migliore, soprattutto perchè un ascoltatore un po' infastidito potrebbe avere reazioni poco carine del tipo “rage guy” e domandarsi come mai un brano così ben fatto come “In Between” sia lì relegato in un angolino come Harry Potter nel sottoscala degli zii. Chi ha orecchie per intendere...





01. Numb, But I Still Feel It
02. Leaf
03. Like A Ritual
04. Secret Society
05. Head In The Ceiling Fan
06. Make You Cry
07. Sympathy
08. Frown
09. Calloused
10. Lefty
11. In-Between

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