Treat
Ghost of Graceland

2016, Frontiers Records
Heavy Metal

Dalla Svezia un'opera dalle sfumature divergenti rispetto al classico panorama musicale nazionale.
Recensione di Laura Gervasini - Pubblicata in data: 15/04/16

Abituati, come di consueto, al death metal più estremo o alle lande oscure del black metal, a dare equilibrio alla penisola scandinava arrivano i Treat, da oltre trent'anni oramai sulla scena, nonostante qualche pausa nell'intervallarsi della loro carriera musicale.

La musica dei Treat fa ripensare con nostalgia al repertorio Whitesnake, Europe degli anni 80, nei periodi di maggior successo del genere: i Treat fanno proprio quest'effetto, con il loro sound hard rock, attraverso varianti, imperniate sul carisma vocale melodico, sul grintoso stile heavy metal, con molte sfumature AOR.

 
Dopo il successo del loro ultimo album pubblicato nel 2010, "Coup de Grace", che fu il manifesto della loro reunion dopo circa otto anni di inattività, il quintetto di Stoccolma torna con un hard rock molto seducente, pieno di ballad e di colpi di batteria sui quali è impossibile non battere il piede. Prodotto da Peter Mansson e co-prodotto da Anders Wikström, "Ghost of Graceland" ci mostra la trentennale band più affamata ed energica che mai.

 

A proposito dell'album, Anders Wikström afferma: "È musica, nonché una ricerca interiore personale. Noi siamo risaliti alle nostre radici, alla musica e agli eroi che hanno iniziato a farci sognare negli anni 70: Kiss, Van Halen, Sweet, Deep Purple e UFO. Un'epoca in cui la musica e la musicalità veramente importava e il rock'n'roll era una questione di vita o di morte."

"Ghost of Graceland" è un album in cui Anders Wikström prende spunto per dire la sua riguardo la vita moderna in generale. I temi spaziano dalla politica, economia, alle relazioni interpersonali e alle scelte che la quotidianità ci impone.

 

Composto da 12 tracce, l'album è aperto dalla titletrack "Ghost of Graceland", che inizia con un crescendo sonoro in pieno stile tribuna cinematografica preparando l'ascoltatore al sound degli Eighties per ben 50 minuti. Segue "I Don't Miss the Misery", che, insieme a "Inferno", rimanda molto agli Europe di "Out of This World", con batteria e chitarra caratteristici dell'hard rock classico, voce pulita ma molto accattivante. E così si passa alla traccia numero tre, "Better the Devil you Known", dotata di un riff che accompagna tutto il pezzo dando alla canzone un bel groove, ma sfociando successivamente nel melodico nella parte del chorus.


Si continua con "Do You Known Stunt", la canzone più AOR dell'album, che è introdotta da un suono simile ad una sirena e si presenta come una ballad a tratti nostalgica, con un'atmosfera enfatizzata da violini in background presenti per tutta la durata del pezzo. Bel solo di chitarra a metà traccia, molto convincente. "Endangered", quinta del disco, inizia con un arpeggio dalle sonorità acustiche e poi parte con la grinta heavy metal, firmata dalla batteria tirata a tavoletta e da giri di basso stupefacenti. Brani come "Alien Earthlings", "House on Fire", "Together Alone" e "Everything to Everyone" sono tutti accomunati da chorus chatchy, spesso venati da una sottile sfumatura di malinconia, volti alla riflessione e al trip intimo con se stessi. "Nonstop Madness" e "Too Late To Die Young" sono similitudini di ciò che professava il rock'n'roll negli anni 70/80, testi alternativi e shredding stridenti.

 

Una grande performance per i Treat che non smettono mai di deludere e di stupire, seppur con la semplicità di un'epoca che purtroppo non tornerà.





01. Ghost Of Graceland
02. I Don't Miss the Misery
03. Better the Devil You Know
04. Do Your Own Stunts
05. Endangered
06. Inferno
07. Alien Earthlings
08. Nonstop Madness
09. Too late to Die Young
10. House on Fire
11. Together Alone
12. Everything to Everyone

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