"A Dying Machine", un tripudio di emozioni e istintività. La perfetta sintesi del doppio progetto messo a punto da Mark Tremonti e la sua band, il quale coniuga musica "sperimentale" e hard rock alla narrativa fantasy. Il concept del quarto album in studio dei Tremonti è nato spontaneamente, senza forzature. Partendo dalle prime parole del brano "A Dying Machine", il suo percorso sembra infatti essersi scritto da solo. Sono proprio i testi l'elemento chiave a cui Tremonti affida il massimo grado di importanza, come ci ha raccontato nella nostra intervista, non mettendo tuttavia in secondo piano la componente musicale del tutto innovativa e rivoluzionaria rispetto ai precedenti "All I Was", "Cauterize" e "Dust". L'idea di partenza era quella di avere contemporaneamente disponibili musica e racconto, affinché l'ascoltatore potesse conoscerne a fondo la storia e gli intenti. Attraverso testi estremamente personali, i Tremonti raccontano in musica di ossessioni, amori non corrisposti e distruzione per introdurre l'ascoltatore in un viaggio da cui trarre le più disparate emozioni e sensazioni, positive o negative, tristi o felici che siano.
Dinamismo è la parola d'ordine per incamminarci in questo viaggio musicale inaugurato dall'album "A Dying Machine", il quale si ispira a molteplici repertori quali melodic rock e heavy metal pur rimanendo fedele al background hard rock che ha da sempre contraddistinto il sound della band. Superfluo menzionare le preponderanti eco di Alter Bridge e Creed che si riscontrano inevitabilmente nelle sonorità della band , tuttavia aperta a sperimentare e spingersi oltre. Effettivamente, pur partendo da una base sostanzialmente classic rock, la band si è superata riuscendo a combinare insieme e armonicamente tonalità blues e riff heavy metal.
La title track si apre con muscolari e incalzanti spirali di riff che si alternano ad ipnotici assoli in fingerpicking. Un ottimo invito a scoprire la storia dell'album. Segue, come una marcia funebre, il brano "Bringer Of War" composto da repentini cambi ritmici e sezioni melodiche che stemperano la durezza e la velocità della traccia. "The First The Last" è il brano in cui la band azzarda sonorità tipicamente blues che confermano la continua evoluzione del sound dei Tremonti, mai fermo o simile ai precedenti lavori. "The Found" è la traccia decisamente più sperimentale dell'album in cui si riconoscono sonorità trip hop che rivoluzionano la tendenza musicale originaria del gruppo, la quale guarda avanti, ma anche indietro riprendendo una musicalità alla "Massive Attack" evidente nei mormorii strumentali che contraddistinguono il brano e replicano il sound e gli intenti dell'intero album.
Sperimentare ed emozionare quanti più ascoltatori possibili sono gli obbiettivi del quarto album dei Tremonti, i quali inaugurano un suono più aperto, coinvolgente e al tempo stesso intimo e personale, tutto da scoprire.