We Lost The Sea
Triumph & Disaster

2019, Bird's Robe Records, Dunk!Records
Post Rock

Il sorriso di un bambino, l'amore di una madre, la rovina in cui versa il mondo. I We Lost The Sea ci regalano un'altra emozionante storia che parla di distruzione, bellezza e speranza.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 29/10/19

Una volta attraversato il dolore, la speranza divampa. Non è stato facile per i We Lost The Sea perdere l'amico di una vita, oltre che cantante e riuscire a continuare senza sostituirlo, ma la band ha affrontato il lutto riversando tutte le emozioni provate in quel periodo nella musica, celebrando Chris con "Departure Songs", uno dei migliori album post rock dell'ultimo decennio. A quattro anni di distanza da quel capolavoro pieno di rabbia, angoscia, tristezza e devozione, la band è tornata per raccontare un'altra storia, che questa volta parla di distruzione, bellezza e speranza. Questo magnifico racconto in musica, prende il nome di "Triumph & Disaster".

 

"Are we really too late?"

 

I temi principali dell'album sono ispirati al surriscaldamento globale e a quanto potrebbe succedere alla Terra in breve tempo. Una madre e un figlio, rimasti ormai soli, affrontano insieme un mondo post-apocalittico, ormai deragliato e devastato, senza quasi alcuna traccia di umanità, fatta eccezione per il forte legame tra i due. Ancora una volta, quello che sorprende maggiormente, è la capacità dei We Lost The Sea di raccontare una storia senza il bisogno di un testo scritto. Quello che basta sono i loro strumenti, che producono un tipo di musica fortemente narrativa ed evocativa, capace di comunicare all'ascoltatore ogni singola sfumatura concepita.

 

Il sorriso di un bambino e il caldo abbraccio di una madre si possono scorgere attraverso un delicato arpeggio. La distruzione irreversibile in cui versa la Terra viene illustrata da esplosioni sonore in cui le roboanti distorsioni si innalzano al di sopra di una sezione ritmica sempre perfetta. Tra i lunghi brani, si possono scorgere influenze dai migliori Godspeed You! Black Emperor, ma sarebbe ingiusto non dare pieno credito del lavoro fatto ai We Lost The Sea. Intervallati dai quieti intermezzi "Dust" e "Distant Shore", i lunghi brani che compongono "Triumph & Disaster" mutano continuamente forma, nel pieno rispetto della miglior tradizione e, allo stesso tempo, suonano freschi e riescono a sorprendere per la loro capacità di prendere per mano l'ascoltatore e guidarlo attraverso le lande desolate. La tempesta sonora con cui si apre "Towers" non lascia alcuno scampo e ci mostra fin da subito una band che brilla di luce propria. Tutti i pezzi si mantengono sulla stessa media eccellente e, dopo la tragica "The Last Sun", l'album viene concluso dalla commovente "Mother's Hymn", un vero e proprio inno cantato da Louise Nutting, le cui emozionanti parole riflettono su quanta speranza ci sia ancora per la nostra casa.

 

Con "Triumph & Disaster" i We Lost The Sea si confermano tra le realtà più interessanti e talentuose del post rock mondiale. Ci troviamo davanti ad un altro lavoro praticamente esente da difetti, in cui la qualità assoluta di arrangiamenti e suoni va di pari passo. Da ultimo, occorre una menzione anche per il favoloso ed evocativo artwork, che ripercorre tutta la storia narrata con il solo ausilio degli strumenti ed è stato realizzato proprio dal chitarrista Matt Harvey. Non passerà molto tempo prima che il nome della band australiana venga accostato a quello dei mostri sacri del genere.





01. Towers
02. A Beautiful Collapse
03. Dust
04. Parting Ways
05. Distant Shores
06. The Last Sun
07. Mother's Hymn

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool