Provate a recuperare dai vostri ricordi alle gloriose colonne sonore di telefilm come Dukes of Hazzard e Starsky & Hutch: rock and roll, vispo, veloce, sorridente e avrete idea dello spirito contenuto in questo “Vulcano”, dei nostrani Tunatones. A bordo di questo metaforico Generale Lee anche pezzi come “Hells Bells” o “Enter Sandman” diventano materia solare e luminosa, quello che ci vuole se in questi giorni avrete modo di godervi un' Estate in spiaggia.
In un certo senso trattando la stessa materia che fu di Eddie Cochran prima, degli Stray Cats dopo, nel 2013 non si può parlare di “tentativo di rivitalizzare” il rockabilly (o il boogie): è una cosa che fa parte della storia quanto il jazz di New Orleans o i valzer viennesi. In qualche modo questo può giustificare il fatto che, nel suonare con fierezza questo genere, i Tunatones non si preoccupino affatto di evitare le citazioni, che ora non vale la pena spulciare. Piuttosto potremmo metterci a valutare se questo omaggio contiene più le virtù della nostalgia o più i difetti del vecchiume, a quel punto la nostra impressione è che non si possa propendere con decisione in nessuna di queste due direzioni, ma un po' in entrambe. La maggiore peculiarità del lavoro, a dire il vero, più che la rivisitazione di un genere è la varietà di stili che vengono esplorati nel corso delle dieci tracce: blues (“Night Has Never Been”), surf (“Take Surf”), schitarrate alla Stevie Ray Vaughan (“Rockin' the Highway”), guitar-boogie (“Honkin' Horns) e molto altro.
Il tutto ha in comune una cosa: sono atmosfere resuscitate da un passato di gran lunga più ottimista dell'attuale desolazione post (?) crisi economica. Se questa è la loro forza non si può nascondere del tutto il fatto che questa fuga non può avere che la funzione di un'estemporanea distrazione, che relega un po' le operazioni come questa nella limitatezza in cui navigano le proposte artistiche fuori dal corso della storia.