Twelve Foot Ninja
Outlier

2016, Volkanik Music
Alternative Metal/Crossover/Fusion

Secondo album per la poliedrica band australiana.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 15/10/16

Così si fa metal fusion, come fanno i Twelve Foot Ninja in "Outlier", loro ultima fatica e secondo full lenght, che lo scorso 5 settembre si è posizionato al primo posto dell'Australian 100% Independent Album Chart.

 

L'opener "One Hand Killing" già trasporta l'ascoltatore in un territorio di confine tra Grunge, NU Metal e Jazz, e stupisce la disinvoltura con la quale i nostri cinque australiani passano da distorsioni e batteria sparata a dinamiche smorzate e piano flat, anche grazie alla notevole versatilità del cantante Nik "Kin" Etik, che spazia dal melodico al growl. Così è facile abbandonarsi al pulsare della coinvolgente "Sick" e della successiva "Invincible", primo singolo tratto dall'album. Potremmo enumerare uno a uno i brani succcessivi senza aggiungere o togliere nulla a quanto detto per i primi. Originale l'uso che la band fa di una soluzione vintage come la dissolvenza finale, spesso in pulito. Stupisce, tra gli altri, il ponte flamenco di "Post Mortem" incastonato tra ritmiche sincopate e un gusto dell'armonia degno del rock più sinfonico. "Point Of View" vira invece verso territori pop-soul appena corretti dalla distorsione del refrain; tra i pezzi più riusciti c'è "Monsoon", introdotto da un temino di ukulele, in cui l'alternarsi di dolcezze e durezze risulta particolarmente riuscito, merito anche - occorre dirlo - dell'ottimo lavoro del produttore, che confeziona un suono nitido ed equilibrato. Sul versante testi, chi ne scrive apprezza l'approccio antisystem di molti brani. Pregevole anche l'artwork di copertina. Tutto oro che luccica? Beh molto lo è, senza dubbio. Ma non si può fare a meno di trovare un po' invadenti le influenze principali della band (Faith No More, Mr. Bungle, Korn) soprattutto per il tributo che il cantante paga allo stile di Mike Patton, e dal cui modello non riesce ad affrancarsi del tutto. E poi dove sono finiti i suonini a 8 bit, i tempi dispari, il reggae e il latin dei dischi precedenti? Altra critica, che è però un giudizio del tutto soggettivo: tutto scorre molto liscio, pure troppo. Non manca un po' di rischio? Un po' più di provocazione? Una mezza sbavatura, un graffio, una zampata?

 

A fronte di un buon album come questo non ci si può che augurare che in futuro la band sappia perdere un po' l'aria da prima della classe, per guadagnarci in fuoco e potenza: meno diligenza, un pizzico in più di sprezzatura e quest'album sarebbe perfetto.





01. One Hand Killing
02. Sick
03. Invincible
04. Oxygen
05. Collateral
06. Post Mortem
07. Point of You
08. Monsoon
09. Adios
10. Dig for Bones

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