Uriah Heep
Living The Dream

2018, Frontiers Music
Classic Rock

Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 06/09/18

Quando si dice un nome una garanzia. Forse non tutti hanno letto Dickens, per carità, vi basti sapere che questo interessante giornalista e scrittore vissuto in un'epoca ormai molto lontana, tra il 1849 e il 1850 pubblicò un romanzo a puntate intitolato "David Copperfield". Perchè mai vi chiederete citare un romanzo letto a scuola in una recensione di un disco? Perchè se l'aveste letto vi sareste innamorati di uno dei suoi personaggi più riusciti e insopportabili di sempre: quell'odioso di Uriah Heep. Un ipocrita di prima categoria, viscido e cattivo, l'antagonista principale del protagonista che viene descritto come un tizio repellente, alto, magro e pallido con i capelli rossi e lo sguardo spento. Per farla breve, chi non sapeva da dove venisse il nome della band ora starà aspettando di scoprire qualcosa che non sa, e tutti gli altri scuoteranno la testa perplessi e stupiti. Per entrambi ho buone notizie: il nuovo lavoro di questa formazione che vanta 25 album e decenni di palcoscenici è assolutamente gustoso. 

 

Mick Box e soci, in pista dal 1969, hanno avuto un percorso che accomuna quasi tutte le grandi band di quell'epoca: qualche periodo buio tra separazioni, overdose e decessi e qualche risalita senza mai mettere in dubbio la loro capacità di vivere il sogno rock che accomuna gli artisti. I loro tour hanno toccato più di 60 paesi e se ancora non vi siete appassionati a questa colonna portante del rock vi consiglio il nostro speciale.

 

Questo disco si apre con "Grazed By Heaven" ed è subito evidente che il sound caratteristico della band porta con sè un mix di incredibile classe, e tutta la bellezza dei tratti tipici che chi ama band come i Deep Purple troverà piacevolmente familiari.

 

L'organo di Phil Lanzon e il groove irresistibile la fanno da padroni su tutta la tracklist; super il riff che introduce "Take Away My Soul". Qualcuno potrebbe perfino annusare lo "stile Europe" in qualche occasione, e soprattutto su "Living The Dream", sarà che ci ha messo lo zampino il produttore canadese Jay Ruston (che ha lavorato appunto con la band Svedese oltre che a collaborare con i The Winery DogsStone Sour e Black Star Riders).

 

Lunghissimi minuti di prog per i più esigenti su "Rocks In The Road", per chi non fosse soddisfatto dalle prime zampate che questi vecchi leoni scaraventano sui vostri padiglioni auricolari; "Knocking on my door" sussurra all'orecchio "Led Zeppeliiiiin", ma arrivano anche bellissime melodie come in "Waters Flowing", e una vena romantica e dark in cui l'ugola di Bernie Shaw s'insinua su "It's All Been Said". "Goodbye To Innocence" sembra una marcia solenne finché non diventa una specie di boogie woogie completamente fuori contesto rispetto al resto delle tracks. Divertente senza pretese, ma con un'evidente spruzzata di indiscussa maestria. "Falling Under Your Spell" è inebriante, galoppante e da ovazione, quanto sarebbe esaltante viverne la resa live.

 

Si chiude con "Dreams Of Yesteryear", un riff blando e quasi svogliato precede un secondo momento più poetico, con un'atmosfera delicata che sa tanto di un nonno che ti chiama a sè per raccontarti una storia. Ed è così che sono gli Uriah Heep: dei saggi e adorabili cantastorie, ancora perfettamente in grado di comporre con classe, eleganza, potenza e coinvolgimento, perchè loro sì che continuano a "vivere il sogno".

 





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