I Truckfighters sono una di quelle band della seconda ondata stoner, risalente ormai ai primi anni 2000, che si è sviluppata dall'exploit da classifica dei Queens of the Stone Age. Da allora, tra cambi di formazione e dischi sfornati, la band svedese ha mantenuto ben salda la propria appartenenza al genere, aggiungendo però sempre più psichedelia e sviluppando un sound molto caratteristico che li rende subito riconoscibili.
Ed è questo che si trova in "V", il quinto disco della band, uscito per Century Media Records. Si tratta di un album più solido e maturo dei precedenti, in cui la band dimostra la propria crescita musicale e personale e una maggiore tendenza alla contaminazione.
Il disco si apre con "Calm Before The Storm", una psichedelica jam lunga oltre 8 minuti che dà subito un'idea di cosa ci si aspetta dall'intero disco: una continua alternanza di rocciosi riff stoner e vagheggiamenti in delay, lenti ed ossessivi, per un totale di sette tracce, tutte piuttosto lunghe (nessuna scende sotto i sei minuti di durata).
La chitarra di Niklas ‘Dango' Källgren provvede a circondare l'ascoltatore di un'atmosfera siderale, che passa dai giri più definiti e distorti di brani come "The 1" e "Gehenna" alle trame oscure, lente e cadenzate della già citata "Calm before the storm2 o "The Contract", la migliore del disco, che ricorda in parte i cugini americani Baroness, soprattutto nella struttura di questo tipo di pezzi.
Gli arpeggi appesantiti dal fuzz e la sezione ritmica, tenuta egregiamente in piedi da Oskar ‘Ozo' Cedermalm al basso e Daniel ‘El Danno' Israelsson alla batteria, danno a tutte le sette tracce un tono rarefatto e cupo che però lascia anche spazio alla melodia, come in "Storyline", perfetto esempio di come la band si sia evoluta molto a livello stilistico e non disdegni pezzi che strizzano l'occhio a un pubblico più ampio di quello, più di nicchia, del puro stoner.
Forse una durata minore dei brani e soprattutto una miglior distribuzione dell'alternanza tra canzoni lente e veloci avrebbe potuto dare una marcia in più all'album, che a tratti risulta un po' troppo prolisso e fiacco. In generale, si tratta di una buona prova per la band svedese e non c'è dubbio che sia i fan di lunga data che i nuovi adepti potranno apprezzare questi 58 minuti di desertica psichedelia.