Vampire
With Primeval Force

2017, Century Media
Death Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 06/05/17

Se la Svezia fatica maledettamente nel riproporsi come nazione di punta nel panorama del tennis mondiale, non si può dire altrettanto del metal e delle sue molteplici ramificazioni, che godono, almeno a livello quantitativo, di ottima salute. Ma la qualità, sebbene non pari al grande fermento creativo dei Nineties, sovente fa capolino anche nelle releases più recenti: quella dei Vampire non tradisce, confermando la già discreta prova offerta nell'esordio omonimo del 2014 e l'intuizione di Fenriz che nel 2012, dopo averne ascoltato il primo demo, li battezzò come band of the week nel proprio blog.

 

Bando a sperimentazioni fini a se stesse, freddi tecnicismi, strizzatine d'occhio alle mode del momento: "With Primeval Force" suona volutamente vintage, impetuoso ed esuberante, frutto forse anomalo, ma tutt'altro che insipido e incolore. Catalogarlo in un genere ristretto rischia di essere fuorviante; il puzzle sonoro, costruito su una salda base death, si arricchisce di sfuriate blackened thrash, cambi di tempo, malie heavy metal, miscelando con personalità e padronanza nomi cardini dei sopraelencati generi. I Vampire adoperano le fonti, non gli epigoni, appropriandosi del passato con l'obiettivo di rielaborare in chiave moderna lo spirito autentico del metal anni '80: Bathory, Sarcofago, Celtic Frost, Merciless, Kreator, Possessed, Mercyful Fate, Master's Hammer, ciascuno parte di una nuova creatura tentacolare la cui spigliatezza lascia piacevolmente meravigliati.

 

In tema di songwriting le magniloquenti parole del singer Hand of Doom sono rivelatrici: "As suggested by the album title and the cover artwork, the lyrics deal with the obscure and the grotesque, with arcane energies and the rise of fallen idols. Recurring motifs are dark aspects of ancient cultures, violent interventions from beyond the grave and elevating experiences of the divine". Le liriche snocciolano un immaginario legato alla visione romantica e vittoriana del soprannaturale: H. P. Lovecraft, B. Stoker, M. R. James gli autori da cui attingono i nostri, che fortunatamente evitano la trappola ricorrente della noncuranza testuale.

 

Meno disordinato e ingenuo rispetto al lavoro precedente, "With Primeval Force" colpisce per dinamismo, freschezza e attitudine camaleontica: dal malefico e brutale thrash di scuola teutonica ("He Who Speaks", "Skull Prayer", "Ghoul Wind") alle cavalcate più complesse, ma non ridondanti ("Metamorfosis", "Midnight Trial", "Revenants"), i nostri alternano di volta in volta toni cadenzati ("Initiation Rites"), epici ("Knights Of The Burning Crypt"), atmosferici ("Scylla"), con il classico death scandinavo che opera da duttile mastice. Discutibile invece si rivela la scelta di registrare in analogico ai Nacksving Studios (Opeth, Dark Tranquillity), luogo idoneo al fine di catturare l'old spirit degli eighties, meno appropriato in quanto a completa pienezza del suono: se il basso di Command appare spesso in sordina e il drumming di Absymal Condor non spicca come avrebbe meritato per violenza e velocità d'esecuzione, il riffing rotondo di Black String e Sepulchral Condor, benché in maggiore evidenza, non sempre emerge in tutte le sue pregevoli sfumature, mentre ne guadagna la prestazione vocale di Hand Of Doom, ruvida e graffiante, ma ancora immatura, che avrebbe sofferto in un mixaggio digitale e adeguatamente bilanciato. A ciò si aggiunge indubbiamente una buona caratura delle composizioni, ma di fatto ne manca qualcuna davvero trascinante in grado di sollecitare un ininterrotto headbanging; probabilmente la resa on stage potrebbe favorire lo sprigionarsi di un'energia deflagrante ed emotivamente coinvolgente, potenziale del resto che nei solchi del disco si coglie chiaramente.

 

Tuttavia, i Vampire si candidano a una delle rivelazioni del 2017 nel panorama metal; al di là delle imperfezioni, o forse proprio in virtù di esse, la giovane band riesce a farsi interprete appassionato di un ben determinato Zeitgeist musicale, non pretendendo certo di competere con dei padri ispiratori fin troppo ingombranti, bensì di modellare la propria identità attraverso un'intelligente rivisitazione della scena estrema degli albori. Fuoco fatuo o autentica classe poco importa: intanto ci si diverte (a partire dai bizzarri noms des plumes del quintetto) e questo, per il momento, è più che sufficiente.





01.Knights of the Burning Crypt
02.He Who Speaks
03.Metamorphosis
04.Skull Prayer
05Midnight Trial
06.Revenants
07.Ghoul Wind
08.Initiation Rite
09.Scylla

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