Varg
The End Of All Lies

2016, Napalm Records
Melodic Death Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 22/01/16

Per anni, e per anni intendiamo dopo il debutto con il l'ottimo primo LP "Wolfszeit", i Varg si sono accaparrati una buona fetta di pubblico non tanto per la qualità dei loro album, che da "Blutaar" in avanti si era ormai assestata su un livello medio con scivoloni non indifferenti, ma perchè sono una band che diverte. I loro show dal vivo sono entusiasmanti e intrattengono lo spettatore dal primo minuto all'ultimo, non solo con la musica. Sono scenografici - il trucco rosso e nero fa sempre un bell'effetto - e hanno un look talmente metal che pare grondino acciaio dalla pelle. In realtà è solo il riflesso di borchie e rivetti, ma non sottiliziamo. Rimane il fatto che l'opinione generale si è un po' fossilizzata, si tende a guardare i Varg come ad una band eccellente dal vivo ma che non produce musica particolarmente memorabile.

 

Poi si apre il 2016 e arriva "The End Of All Lies". L'album esce in due versioni, una con i testi in tedesco e l'altra con i testi in inglese. E si alza l'asticella.
Se i precedenti lavori dei Varg non avevano brillato per originalità e qualità, risultando un po' troppo altalenanti con brani molto carini, alcuni passabili e parecchi di cui ci si dimentica ben presto la melodia, "The End Of All Lies" è invece un buon album a tutto tondo.
Nulla di eccezionale per quanto riguarda l'originalità, è un buon disco di death metal melodico con forti influenze folk e qualche sprazzo di blando metalcore in certi riff, ma decisamente più ispirato degli altri, soprattutto di "Guten Tag", il precedente lavoro.
C'è una scelta più oculata dei temi da trattare, non si passa dalla politica e la giustizia sociale ai racconti mitologici come facevano "Wolfszeit" e "Blutaar", non inciampa in melodie banali come "Guten Tag" o il dimenticabile "Wolfskult". I brani sono ben costruiti, i testi più maturi, l'inserimento di una voce femminile in "The Dance Of Death" spezza la monotonia e da una nota più grave al tutto. C'è un lavoro di lima non indifferente che mancava nei dischi precedenti, più grezzi, non tanto nella produzione ma quanto nel songwriting stesso.
Il fatto che esista una versione del disco in inglese inoltre permette anche a chi non parla tedesco di apprezzare di più la musica che sta ascoltando, tanto di cappello per aver messo più attenzione anche su questo tasto.

 

Va detto che l'album può spiazzare il fan medio dei Varg. "The End Of All Lies" raccoglie svariate influenze, le passa nel frullatore e ne esce un disco estremamente vario e fresco rispetto alla media del quintetto bavarese. C'è da dire che l'intro con il discorso alle nazioni tratto da niente meno che Il Grande Dittatore di Chaplin è stato un colpo di genio, che da l'idea della maturazione artistica della band. Il disco così prende un tocco simile a "Veto" degli Heaven Shall Burn, i temi sono più o meno quelli, con "Revolution" e "Achtung" a ribadire il concetto. Fino a "Darkness", dove si torna verso lidi e acque ormai solcate spesso. Di colpo torna la componente folk che ha caratterizzato per tanti anni i Varg e l'incedere dell'album si fa più lento, più pesante e più oscuro. La già citata "The Dance Of Death" marca il segno proprio su questo incedere più marziale - il brano ha infatti il ritmo da marcia, più funebre che militare però - ed oscuro, con un tema, quello della totentanz, molto caro al metal suonato a nord delle Alpi.
"Einhenjer" e "Winterstorm" seguono la scia, entrambe cariche di sentimenti come melanconia e un tentativo di ritorno al glorioso passato di guerrieri e conquistatori. Chiude la splendida "Rain Of Ash", a metà tra la ballad e il death metal tendente al blues degli Insomnium.

 

Insomma, un'ottima prova che fa vedere un nuovo lato dei Varg, un lato con immense potenzialità se sfruttato a dovere. Non resta che fare la prova del nove e vedere come si comportano i brani nuovi in sede live.





01. The Great Dictator
02. The End Of All Lies
03. Revolution
04. Streyfzug
05. Achtung
06. Darkness
07. The Dance Of Death
08. Einherjer
09. Winterstorm
10. Rain Of Ash

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool