Che di sinc- o synth- si tratti, il debutto dei VAT VAT VAT è una sbirciata in una dimensione pregna di visioni sonore, quella a cui probabilmente si può accedere varcando la soglia al centro della carambola psichedelica in copertina.
In singolare contrasto cromatico, il principio di questa ricerca di percorsi, anzi "Vie", alternative, viene affidato all'immacolata ricercatezza delle "(Bianche) Orchidee" cui è dedicata l'opener del lotto, seguita dal singolo "Audace come l'Amore" (guarda QUI il video) nel quale il trio mette in chiaro la propria filosofia, di vita e non, prima del prossimo tornante.
Ad attenderci al passo vi è "Comunicazione" in cui il cantato s'arrischia per sentieri più cangianti, quasi a voler preparare alla seconda metà della tracklist che si dipanerà dopo i ritmi, contaminati da accenni reggae della seguente "Solitaria", il cui filo conduttore è una serie di affermazioni in chiosa alla "maledetta libertà."
E' però con la quinta, nonché più pregevole, traccia, "Velleità", che i VAT al cubo svelano la loro inclinazione ad un sound ottantiano, confezionando un liquido cammeo agli anni d'oro dei sintetizzatori. Stessa piacevole deviazione fa da sottofondo alle "rime obbligate" di "Quello Che Vuoi", in cui si torna ad un parlato, più che cantato, antifona all'accelerata di "Deja Vu" la cui immediatezza riprende quanto già proposto in seconda battuta, realizzando un brano che, se passato in rotazione radiofonica quanto basta, potrebbe candidarsi alla categoria dell'aspirante tormentone estivo.
Il microcosmo ancora in evoluzione della band di Avellino sfuma in escatologico finale a suggerire, forse, che l'unica scorciatoia utile, l'unica via, è quella di fuga. Un esordio interessante, soprattutto se inteso in proiezione di nuove sperimentazioni a largo da lidi familiari e improntato a ulteriore retro-sintesi.
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