Vito Ranucci
KTC - Killing The Classics

2015, CNI Music
Elettronica

Recensione di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 27/02/15

Uccidere un classico. Quante possono essere le sfaccettature di un assassinio musicale, quanto stravolta, smembrata, depauperata può essere un'opera musicale per poterne decretare la morte, e al contempo l'innalzamento della carogna a nuova musica viva?
Vito Ranucci, compositore partenopeo, scava in questi meandri partorendo "Killing The Classics", un prodotto in bilico fra l'onirismo del sonno eterno e visioni quantomai vivide. Il concetto primo è utilizzare la musica classica come base per il "viaggio": le melodie e le armonie vengono mescolate e rielaborate, talmente scorticate da rimanere il sottofondo delle atmosfere sognanti e inquietanti che con prepotenza guidano tutto l'ascolto. Il carattere musicale del prodotto finito è dunque un omogeneo melting pot elettronico, decisamente atmosferico e con una forte preponderanza verso il trip-hop; svariate sono inoltre le fasi techno, elettroniche, ambient o etniche.  L'arrangiamento dell'opera in toto, che comunque si confà di 13 brani differenti, è basato su una certa sacralità conferita al classicismo; nonostante inoltre l'amosfera molto soffusa e i suoni in prevalenza elettronici, ci sono strumentisti di tutto rispetto a condire il tutto (vedi Mimmo Langella alla chitarra).
La voce (e i testi) di Federica Mazzocchi sono l' "elemento in più": il carattere praticamente sempre presente che contribuisce al feel trip e tribale dei pezzi -più non è importante la nota intonata o una progressione intellegibile; respiri, rantoli, cantati accennati la fanno da padrone, e il testo dell'aria originale è ripreso solo nella track 10, "La Vita", basato (in questo caso in maniera ampiamente coglibile) su "E Lucevan Le Stelle" della Tosca di Puccini.


Le parentesi sono presto spiegate: talvolta la "morte" del classico è così drastica da lasciare veramente poco spazio al carattere primigenio dello stesso, affogato fra synth, drum machines e vocoder; e allora ecco la dichiarazione a Mozart nella opening track "Amadeus" (Sinfonia N.40 in Sol minore), probabilmente la canzone più "movimentata" del disco con diversi tocchi di EDM: un pezzo intelligente, in contrasto col carattere principale dell'album, decisamente più pacato ed onirico, ma efficace anche in un'ottica commerciale.  Il sentore più brioso va lentamente a scemare col proseguire della tracklist: più anni '90 la successiva "Night To Love" (Vivaldi) così come la minimalistica "La Dance" (fra le più riuscite dell'album secondo chi scrive); prime dissonanze a seguire con "Tempus Fugit" e finalmente siamo immersi nel regno di Vito Ranucci. Data la caratteristica fortemente ambientale di tutto l'album, il contrasto principale è fra visione e oscurità: principalmente rimarremo allucinati o impauriti; particolarmente evocative risultano dunque "Innocence", incredibilmente sognante (e tribale), la già menzionata "La Vita", e la track di chiusura "Cantio Vernalis" (Carmina  Burana). La forza principale del disco è, come comprensibile, l'atmosfera e la capacità di trasportare l'ascoltatore: non c'è un brano, in questo senso, sbagliato o poco efficace -le citazioni e le spolverate a velo dei brani classici costituiscono null'altro che un gradito regalino per chi sa coglierle, nonchè uno spunto compositivo molto importante per l'autore.

 

Pur appoggiando il concetto dell'album, però, il modo con cui è stato affrontato può risultare, talvolta, paradossale od opprimente: l'ascolto continuo dell'album è piuttosto faticoso, pur restando nell'atmosfera da sogno, anche perchè la canzone che più si discosta dalle altre è posta all'inizio, mentre lo scorrere successivo è un continuo climax verso atmosfere piuttosto sature. E' inoltre riscontrabile ed imputabile, anche in relazione al numero di pezzi e soprattutto alla dichiarata ispirazione degli stessi, una certa bassa varietà, forse monotonia, forse eccessiva insistenza su alcuni temi. Quello che è certo è che l'opera di uccisione, talvolta dolcemente velenosa, talvolta sanguinosa e bruta, forse ai limiti di un annichilimento non sempre salutare, è perfettamente riuscita; più concretamente, pur essendoci ben poco di "classico" nel disco, risulterà praticamente impossibile non venire catturati nei viaggi visionari che la mente di Ranucci ha partorito.




1. Amadeus
Arrangiamento tratto da W.A. MOZART Symphonie Nr. 40 in g - Moll  KV 550  1. Satz
 
2. Night To Love
Arrangiamento ispirato a A. VIVALDI "Concerto in Sol, Alla Rustica" RV 151 II mov -
 
3. Tempus Fugit
 
4. La Danse
GNOSSIENNE Nr. 1 (E. SATIE)
 
5. Innocence
Arrangiamento tratto da M. Ravel "Pavane pour une infante défunte"
 
6. Lost In The Garden
 
7. Lobet Den Herrn
Arrangiamento tratto da L. V. BEETHOVEN  Symphonie Nr. 9 in d Moll  Op 125 3. Satz
 
8. CUM Dederit
Arrangiamento tratto da  A. VIVALDI  Nisi Dominus Salmo 126 in G mineur  RV 608
 
9. La Vita
Arrangiamento ispirato a G. PUCCINI  Tosca " e lucevan le stelle"
 
10. Le Ciel D'Hiver
Arrangiamento tratto da F. CHOPIN  Prélude in E mineur Op 28 Nr. 4
 
11. Im a Landscape
Arrangiamento tratto da A. VIVALDI Concerto in G " Alla Rustica"  RV 151  I mov
 
12. Flößt, Mein Heiland 
Arrangiamento ispirato a J. S. BACH  Weihnachtsoratorium  BWV 248   Teil 4 Nr. 39
 
13. Cantio Vernalis
Arrangiamento ispirato a "Carmina Burana"  XVI saec.

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