Voodoo Six
Songs To Invade Countries To

2013, Universal Music/Spinefarm Records
Hard Rock

Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 29/06/13

A tre anni di distanza da “Fluke?”, i londinesi Voodoo Six tornano sotto le luci della ribalta forti di un contratto da poco siglato con la Universal e con il nuovo full-length, intitolato “Songs To Invade Countries To”e rilasciato lo scorso 27 Maggio. Anticipato e accompagnato da un tour come supporter dei leggendari connazionali Iron Maiden nel loro ultimo tour europeo –per altro ancora in corso e che ha visto le band esibirsi anche in Italia, l’8 Giugno scorso a Milano – questo nuovo album è un concentrato di riff potenti e arrangiamenti ben studiati, non completamente innovativi ma nel complesso godibili, in equilibrio tra passato e presente.

 

Il fatto che la band sia stata tenuta d’occhio e voluta in tour dai Maiden e il titolo evocativo della release (in italiano, “Canzoni su cui invadere paesi”, nda) fanno pensare a sonorità appunto di stampo Maideniano o sul genere dei Saxon degli esordi. In realtà, gli accenni all’heavy metal degli anni ’70 e ’80 sono davvero pochi; i Voodoo Six non temporeggiano e vanno subito al sodo con la opener “Falling Knives” e la successiva “All That Glitters”, tra riff dal ritmo serrato e assoli ben studiati e collocati al punto giusto, prima di scivolare nella semi-ballad “Lead Me On”. Con il primo singolo “Sink Or Swim” torna l’aggressività delle chitarre, in un martellante duetto con la batteria, ma è verso la metà del platter che cominciano le note dolenti. La voce del cantante Luke Purdie è a tratti ruvida, a tratti più morbida, ben gestita. Ma, va detto, si tratta di un timbro non particolarmente singolare. Al contrario: viene quasi spontaneo il paragone con Chad Kroger, singer e frontman dei canadesi Nickelback ed è inutile negare che la somiglianza fa perdere di interesse l’intera proposta musicale del quintetto inglese, ben strutturata e suonata, certo, ma troppo simile ai citati Nickelback e ad altre band di quel genere. Non mancano i momenti in cui la vera personalità dei Voodoo Six fa capolino, come  la già citata “Sink Or Swim” o “Your Way”, uno dei brani di punta di tutta la tracklist, in cui le vocals si fanno più intense e il ritmo della batteria, unito alle chitarre, ci regala un crescendo energico nel finale, o “Higher Ground” con il ritmo accattivante e un po’ ruffiano, ma nel complesso, l’album risulta un po’ troppo monotono.

 

Pur essendo ben scritto e ben strutturato, la sensazione è che a questo disco manchi qualcosa, quella scintilla in più tale da farlo emergere al di sopra dei tanti, tanti dischi dal sound molto simile; un peccato, perché il potenziale c’è e potrebbero esserci molte “Your Way” in questo album, che lascia un pochino l’amaro in bocca.





01. Falling Knives

02. All That Glitters

03. Lead Me On

04. Sink Or Swim

05. You Don′t Know

06. Your Way

07. Sharp Sand

08. Stop

09. Brick Wall

10. Waiting In Line

11. Higher Ground

12. One More Day (Bonus Track)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool