Votum
:KTONIK:

2016, Inner Wound Recordings
Prog Metal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 02/03/16

Un recensore non dovrebbe mai uscir da quello spettro sonoro, dal lirismo della recensione dell'artista che recensisce. Più che una regola a tutti gli effetti pare quasi il “metodo giusto” per scrivere “una bella recensione”. Tuttavia, per quanto ci riguarda, non c'è un metodo, una strada da seguire per farcire una recensione di belle frasi. Per farla funzionare. Allora perché non farla esprimere? Perché non farla parlare così com'è? Perché non usare le sue parole invece che quelle che qualcuno vorrebbe leggere? Perché non farla collidere con la nostra, inossidabile, musica? Si suppone che questa sia l'introduzione di una gran rivelazione proveniente dalla Polonia. Ma pare che i Votum, non siano gli unici protagonisti di queste parole in musica.

 

E' tra le sinuosità melodrammatiche del singolo “Satellite” che si consuma la storia di tutti i protagonisti. Un brano accerchiato da giochi chiaroscuri, lanterne nella notte ed una voce, quella del nuovo arrivato Bartosz Sobieraj  che non fa rimpiangere affatto l'uscita del suo predecessore. Sì, perché, :KTONIK: , rimette in pista la band polacca dopo un periodo d'assestamento, musicale e non. Dall'altro canto, prima di quest'album, della band non si sapeva granché. Che dire poi dei precedenti lavori, ad oggi, ancor fuori fuoco rispetto alla genuinità acquisita con questa nuova uscita. “Spiral” (così come “Greed”) assume le sembianze del brano che vorresti sentire quando una band sembra sedersi troppo su soluzioni “melodiche”.


L'intero comparto chitarristico di “Blackened Tree” e “Prometheus”, svela ben presto un'altra presenza. Uno degli altri protagonisti di questa recensione. Il compianto chitarrista dei Riverside, Piotr Grudziński, forte ispirazione per quanto fatto dai polacchi, fin dal loro debutto. Perché durante l'ascolto sembra sempre d'addentrarsi in un bosco a notte fonda dove, in piena consapevolezza, si cerca qualcosa che è andato perso.


“Horizontal” e “Vertikal” oltre a discoprire ancora una volta l'ampia tavolozza di colori racchiusa nella voce del già citato Bartosz Sobieraj, svelano anche l'ultima, delle presenze in queste pagine. Un personaggio che non ha fatto altro che star qui tutto il tempo, fingendo di non aver perso nulla. Forse, solo un recensore che temeva d'aver dimenticato com'è che una recensione va scritta.





01. Satellite
02. Greed
03. Spiral
04. Blackened Tree
05. Simulacra
06. Prometheus
07. Horizontal
08. Vertical
09. Last Word

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