Theory Of A Deadman
Wake Up Call

2017, Roadrunner Records
Alternative Rock / Rock

Recensione di Laura Faccenda - Pubblicata in data: 05/11/17

Che sia un caso o una tradizione, rimane il fatto che la rock band canadese Theory Of A Deadman, formata da Tyler Connolly (voce e chitarra), David Brenner (chitarra), Dean Back (basso) e Joey Dandeneau (batteria), esca con un nuovo album ogni tre anni, ormai dal lontano 2002. "Wake Up Call" è stato pubblicato il lo scorso 27 ottobre per Roadrunner Records e prodotto da Martin Terefe nelle sale dei Kensaltown Studios di Londra. La linea guida durante l'elaborazione creativa è stata la ricerca di novità. A dichiararlo, lo stesso frontman: "So benissimo che tutto ciò va fuori dai miei schemi, dai nostri schemi e da quello che il pubblico si aspetta da noi. Sono, però, stanco del solo "rock". Voglio cambiare".

 

Sicuramente la virata si nota. Eccome. I primi cinque album erano stati caratterizzati dal suono distorto delle chitarre, da accordi potenti, linee aggressive e senza regole, al di fuori di quelle dettate dal panorama post-grunge di fine anni ‘90 / inizi 2000. Stavolta le chitarre sono molto meno presenti e rilevanti, aumentano invece le sezioni melodiche in cui il pianoforte fa da padrone, forse in modo anche troppo invadente, ricordando in qualche frangente band come gli One Republic o i primi lavori dei The Fray.

 

Le tematiche trattate nei testi sono apprezzabilmente vicine alla sfera delle emozioni e del sociale, pur non arrivando mai ad una vera e propria sensazione di empatia. In alcuni momenti, l'insieme di musica e parole manca di coinvolgimento, suona un po' a vuoto. Specchio delle caratteristiche generali del disco, è la traccia di apertura "Straight Jacket", al cui ascolto il fan datato dei Theory Of A Deadman arriccerà da subito il naso: sonorità hip-hop nemmeno troppo elaborate, ritmi e liriche che, all'interno del genere, di nuovo non hanno poi così tanto. La seconda traccia, nonché singolo attuale, "Rx (Medicate)", ruota attorno al problema della dipendenza da sostanze stupefacenti, con preciso riferimento agli oppiacei. La band ha anche collaborato con Shatterproof, un'associazione no profit che aiuta chi lotta per uscire da questo tunnel. Nella canzone, la musica accompagna funzionalmente le parole creando un loop scandito dai colpi della cassa della batteria. La struttura è ben studiata, accattivante. La nota negativa, però, si riscontra nel post-bridge finale:

 

"Your friends are high right now / Your parents are high right now / That hot chick's high right now / That cop is high right now / The president's high right now / Your priest is high right now / Everyone's high as fuck right now / And no one's ever coming down".

 

Si prosegue con "Echoes" e "Wake Up Call", i due brani che rappresentano il picco positivo dell'album. Il primo racconta di un amore perduto, lasciando che sia l'andamento in crescendo a completare l'effetto tipico di una love song. La title track, invece, è una ballata in cui pianoforte e chitarra acustica duettano per delineare le emozioni del tormentato protagonista. Si potrebbe considerare l'highlight dell'album e non è difficile immaginarne il potenziale "pop": un pezzo da classifica e programmazione radio.


"PHC", "Time Machine" e soprattutto "Po Mouth" sono le tracce meno convincenti di questo lavoro in studio. Un ibrido tra X Ambassadors, i Simple Plan di "Summer Paradise" e qualche tormentone estivo californiano. Riecheggia in sottofondo un fischiettare reiterante insieme a effetti sonori acerbamente elettronici. Il pezzo più "rock" è, senza dubbio, "Glass Jaw", al numero nove della tracklist. Qui, i Theory Of A Deadman rispolverano le loro origini, recuperando tono e ritmo. La base strumentale è molto vicina ad una canzone che potrebbe essere accostata ai Muse, la voce distorta e a tratti volutamente allungata in uno strascico, riporta alla mente gli Shinedown, o meglio, gli ultimi Shinedown. In questo caso, abbiamo per lo meno la certezza che sia proprio il gruppo canadese a suonare.


L'album si chiude con la cover del famosissimo brano di Chris Isaak "Wicked Game". Scelta coraggiosa in quanto il mondo della musica ha interpretato e reinterpretato la canzone nei quasi trent'anni che ci separano dall'uscita, nel 1989. La versione inclusa in "Wake Up Call" è in linea con le nuove sperimentazioni elettroniche e, in fin dei conti, la realizzazione è buona: minimale al punto giusto e, forse per la prima volta dall'inizio del disco, si rende giustizia alla voce di Connolly.

 

Di certo, il cambiamento è avvenuto. Spesso, è necessario per crescere sia a livello personale che artistico. Tuttavia, nel prendere altre direzioni, per non perdere la via, si dovrebbe mantenere un certo grado di personalità. Probabilmente, nel caso dei Theory Of A Deadman, la bussola si è smagnetizzata. Alla fanbase l'ardua sentenza ma è probabile che "Wake Up Call" sarà un album che spaccherà in due le opinioni a riguardo.





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