Bongzilla
Weedsconsin

2021, Heavy Psych Sounds Records
Sludge/Stoner

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 20/04/21

"Have you heard everyone is talking about that herb?"
 
Riformatisi cinque anni fa, i Bongzilla arrivano soltanto oggi al nuovo album in studio dopo un'assenza che risale addirittura al 2005, quando uscì l'ottimo "Amerijuanican". Un ritorno favorito sia dall'emergenza pandemica, che ha costretto i nordamericani a rinunciare all'attività live a cui si stavano dedicando in via esclusiva dalla reunion, sia dalla firma con la Heavy Psych Sounds Records, responsabile anche della ristampa di "Apogee" (2001), uno dei loro lavori più affascinanti e particolari. Nonostante l'abbandono del bassista Cooter Brown e la trasformazione in trio, la band di Madison, in "Weedsconsin", conserva intatta la propria identità; e se qualcosa viene perso in termini di pesantezza, non altrettanto può dirsi della passione del gruppo nei confronti della cannabis, da sempre punto focale di ciascun disco pubblicato e ancora una volta protagonista indiscussa del plot, come si evince dal titolo, dal fumettistico artwork e, ovviamente, dalle liriche dei brani. Il lavoro, poi, non poteva che essere rilasciato il venti di aprile, giornata internazionale della marijuana per tutti gli affezionati consumatori.
 

L'opener "Sundae Driver" getta le basi stilistiche dell'intera tracklist: sludge/doom/stoner metal lento e travolgente, che trasuda da ogni nota e a volontà Black SabbathElectric Wizard e Sleep, e che, rispetto al passato, presenta una veste meno grezza e istintiva. Lavorano di cesello e non di mestolo, gli statunitensi, e senza modificare troppo una formula oliata e pionieristica, si concedono, tra le consuete spirali ipnotiche in formato jam session (il medley "Earth Bong / Smoked / Mags Bags"), macigni acidi e nebbiosi (l'inno "Free The Weed"), brevi intermezzi sospesi ("The Weedeater"), vertiginose fughe psichedeliche ("Space Rock").

 

Non si rivela molto azzeccata, invece, la scelta di una produzione che, oltre a nascondere dietro il muro sonoro eretto dai cordofoni gli sporadici ululati di Mike "Muleboy" Makela, imbriglia nei riff densi e relativamente appiccicosi di Jeff "Spunky" Scultz l'anticonvenzionale gioco di piatti e rullante in levare della batteria di Mike "Magma" Henry, meritevole di maggior spazio e rilevanza. Dominano, dunque, il fuzz, le accordature grasse, i subwoofer ("Gummies"), ma emerge una leggerezza di fondo ad alimentazione green power e, almeno per il genere, povera di riverberi esasperati, che rende l'insieme piacevolmente paranoico e simpaticamente lisergico.

 

Dissolvere nei vapori del bong le preoccupazioni del mondo esterno: i Bongzilla, con "Weedsconsin", adempiono alla missione, pur non licenziando la miglior opera della carriera. In ogni caso, THC a manetta.





01. Sundae Driver
02. Free The Weed
03. Space Rock
04. The Weedeater
05. Earth Bong / Smoked / Mags Bags
06. Gummies

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