Rido. Dovresti almeno guardarmi due volte prima di voltarmi le spalle. E dopo che le avrai voltate, dovresti preparare una sorta di difesa. Perlomeno mentale. Perlomeno abbia la natura la grazia di regolare la propria regolarità nello sguinzagliare imprevisto e fato dalle gabbie dell’impotenza. Perché a rispondere al dolore e all’impeto del cambiamento non è un individuo, non un’anima pura, non un’entità inoppugnabile, ma una moltitudine di cicatrici, costellazioni di sangue, panorami solcati da scie disordinate di irreale follia.
Lasciami scegliere chi odiare per poterlo ricompensare col fragore di una mia risata. È questa la mia arma. Si ricarica con la forza dell’attenzione, dell’egocentrismo orgoglioso. Ma fragile e per questo esteriormente ostentato come vigoroso. Hai mai osservato il tempo? Hai mai occluso un riflesso di vendetta? Hai mai impugnato il vento? È nel freddo che cresce l’individuo, incastonando nel proprio vessillo visioni di combinazioni scintillanti.
Letale e malvagio, l’animo dei Wolf Alice si cosparge di condivisione. Non potrebbe essere altrimenti, è questa l’unica via per poter elargire al pubblico la provocazione di un amore che sorride all’inadempienza del futuro che è già utopia. My Love Is Cool abbraccia Placebo, Nirvana e disturba e disordina le caverne dello Stoner in una miscela psichedelica accessibile e avvolgente.