Di primo acchito sembra che nulla sia cambiato in tutto questo tempo. Il pendolo di Newton sulla copertina di "Unify", oltre ad avere in sé un certo valore nella simbologia prog, stabilisce un netto collegamento con il self-titled di debutto, che tra i due precedenti lavori è probabilmente il più rappresentativo del progetto World Trade. Collegamento che appare evidente anche nei contenuti, dove le complesse strutture melodiche e le abilità di songwriting della band emergono in maniera fedele tra gli elementi caratterizzanti lo stile, a metà tra prog e AOR, dei losangelini.
L'elevata qualità e cura delle parti vocali registrate da Sherwood può non sorprendere affatto i suoi estimatori ed esprime forse il suo massimo potenziale nella title-track. Le influenze nel cantato di figure come Peter Gabriel e Fish conferiscono al tutto un'aria classic prog anni ‘80 e su questo stampo nascono pezzi come "Where We're Going", molto affine allo stile Genesis, e la bellissima "Gone All The Way", pezzo in cui salgono in cattedra le tastiere di Guy Allison, elemento fondamentale del sound dei World Trade. Sherwood risulta poi impeccabile anche nella registrazione dei bassi, pienamente fedeli al timbro ottantiano e perfezionati nella tecnica dalle più recenti esperienze con Yes e CIRCA.
La chitarra di Bruce Gowdy, di natura più hard rock, rafforza i brani richiamando uno stile più devoto ai Rush, come avviene in "The New Norm", e impreziosisce il disco di corposi riff e assoli che attraggono l'orecchio fin dal primo ascolto. È questa la forza principale di "Unify", sicuramente non innovativo nella sua natura e nel sound, ma piacevolmente evocativo del contesto nel quale, quasi trent'anni fa, si venivano a formare i World Trade. Sia che si conosca la band o meno, quindi, l'ascolto di questo album è senz'altro consigliato, non solo agli intenditori in ambito prog rock e AOR, ma anche ad un pubblico maggiormente hard rock che voglia godere di un lavoro tecnicamente notevole.