In un articolo sugli Yes sarebbe fantastico scrivere ad oltranza delle imprese titaniche del passato, così vertiginosamente progressive, tanto da essere precluse ad ogni altra band mortale. E invece l'occasione è l'ennesimo live sventurato, con la formazione più debole della loro storia musicale.
"Like It Is: Yes at the Bristol Hippodrome", pubblicato questo dicembre per la Frontiers Records in formato cd e dvd, documenta il concerto commemorativo dei tre leggendari dischi "The Yes Album" (1971), "Close To The Edge" (1972) e "Going For The One" (1977) tenutosi il 11 maggio in Inghilterra, come parte centrale del loro "2013-14 Three Album Tour".
Prima disgrazia: le canzoni del disco di mezzo vengono completamente troncate dalla scaletta integrale e vai a capire l'oscuro motivo. Restano così soltanto le rivisitazioni degli altri due (signori) album. Ma andiamo avanti. Seconda sciagura: la nuova incarnazione della band. La mancanza del leader di sempre Jon Anderson è una pugnalata al cuore simile a quella dei Genesis senza Gabriel e rende questi odierni Yes davvero irriconoscibili. Per carità, i nuovi acquisti Jon Davison e Geoff Downes sono ottimi elementi e ce la mettono tutta (nel caso del tastierista il risultato inferiore è più evidente, dato il confronto con i mastri predecessori o anche solo con l'ultimo Oliver Wakeman) ma il tentativo di "celebrazione rappresentativa" va velocemente a farsi benedire. Ad ogni modo, il discorso non sta ovviamente nel sindacato delle poderose prestazioni strumentali: Chris Squire, Steve Howe e Alan White sono sempre stati una garanzia, e così sarà sempre; il talento è sempre dalla loro parte: sic est, nulla da dire. E allora cosa manca a questo live? Tutto il resto. Manca quel tocco di magia, ormai perduto. Senza quell'anima, l'operazione, non dissimile dal "Best Of 4 And More" dei Foreigner lanciato contemporaneamente sempre da Frontiers Records, finisce per far trasparire mestamente un target poco genuino e freddamente commerciale, a differenza dei colleghi americani. In conclusione abbiamo un piccolo tassello che aggiunge pochissimo alla sterminata discografia del gruppo britannico, anzi praticamente nulla. Odora dello stessa muffa di "Endless River", tanto che si potrebbe dubitare tranquillamente della necessità della sua uscita sul mercato discografico.
Se l'ultima uscita "Heaven & Earth" (2014) era, per ovvie ragioni, il punto più basso della loro carriera (nonostante sia un prodotto dalla qualità dignitosa), con "Like It Is" si scende ulteriormente e, artisticamente parlando, il risultato è la semplice indifferenza.
Del resto, in epoca di crisi di vendite chi vuoi che vada a comprarsi questo dischetto? Probabilmente solo i fans accaniti; magari soltanto i collezionisti più ottusi o quelli che erano fisicamente presenti al concerto e che vogliono rivivere ancora le emozioni. Allora sorge spontanea la domanda: "perché?". Che gli Yes suonino bene lo sapevamo già. E gli Yes sanno che noi sappiamo. E allora per quale motivo tentare di prenderci altri soldi dal portafoglio con un disco che è un ripasso "oneroso" di un'epoca classica non più rappresentata dalla formazione attuale? Che gli Yes si stiano tramutando nei Kiss?