Il mercato del metalcore ogni tanto presenta qualche sorpresina non indifferente. Un giorno ti alzi, apri la casella di posta elettronica, c'è un promo nuovo e procedi ad ascoltarlo.
E qui iniziano i guai.
Assieme ai promozionali di solito arriva un pdf o altro tipo di documento con una presentazione della band, anche se sono band eccezionalmente famose. Figuriamoci se non lo mettono per gli emergenti. Ecco, la presentazione voleva che i londinesi ZOAX, sulle nostre pagine con il nuovo album omonimo, proponessero metalcore. Uno si crea delle aspettative no?
Ecco, "ZOAX" lo si può descrivere un molti modi - il primo che viene in mente è totale fallimento - ma non metalcore. Ne mancano le caratteristiche di base proprio. Di "-core" o qualcosa di simile ci rimane, di tanto in tanto, il suono della chitarra e forse un riff o due nell'arco di tutto il disco.
Il resto? Una sequenza dissonante di strane cose che si susseguono nell'arco dei dodici brani contenuti nel disco, con un po' di groove spinto a forza qua e là e le linee vocali più strane che si possano trovare su un disco mandato in stampa con l'etichetta metalcore.
Per certi versi, in alcuni frangenti, può anche risultare divertente. Se siete ubriachi fradici. Il primo brano in tracklist, "The Bad Blood", ha qualche spunto veramente interessante, ma il resto si perde in un mare magnum di cose che stanno lì sostanzialmente ad allungare il brodo.
In pratica, "ZOAX" parte benone, frena di colpo ma si schianta contro un platano nell'arco di pochi minuti lo stesso. Arrivare alla fine è quasi doloroso. Provare per credere.