Le Capre A Sonagli
Sadicapra

2012, Appropolipo Records
Stoner

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 25/09/12

Nel bel mezzo di un soleggiato paesaggio bucolico, certo che lo stupore sarebbe molto se doveste trovare delle capre al pascolo che, al posto di belare teneramente nella vostra direzione, vi minacciassero invece con sonagli stridenti. Lo stesso senso di sorpresa potrebbe cogliervi qualora metteste un disco di stoner rock, e lo scopriste  largamente contaminato da atmosfere folk ed alternative.

Avevamo lasciato Giuseppe Falco ed Enrico Brugali rispettivamente alla chitarra ed alla batteria del mai troppo lodato progetto Karenina, ed oggi li ritroviamo all’opera ne Le Capre A Sonagli, ed i punti di contatto tra le due realtà divengono curiosamente abbondanti. Anche con le Capre, cambio di identità artistica dopo un paio di dischi in carriera (si facevano chiamare Mercuryo Cromo); anche qui, quella deliziosa caparbietà di voler abbattere i confini di genere, creando un suono che abbia una propria, riconoscibile, personalità. “Sadicapra”, secondo disco che segue l’omonimo album della band sotto l’attuale monicker uscito l’anno scorso… mai titolo più giusto, visto che, come sopra accennato, ad uno scheletro robustamente stoner, la band bergamasca ci presenta composizioni che sono tormentate tanto da uno spirito oscuramente charleston arrivato direttamente dal grande West (“La Capra Ed Il Bastone”, il singolo “Note D’Amor”, la nervosa “Caronte”), quanto da un’impronta ruvidamente garage rock lasciata dalle fredde lande d’Albione in estremo lo-fi (“Dove You Go”, “Pirata Della Strada”). Su tutto, poi, l’interpretazione vocale di Stefano Gipponi, un sardonico Baron Samedi che ama propinarci le sue filastrocche altezzose ed apparentemente nonsense su questo letto di note ben disposto in ogni momento a piegarsi di fronte ad ogni capriccio del vocalist. La sfrontatezza delle Capre A Sonagli è talmente elevata, che non ci viene nemmeno risparmiata una trasformazione dubstep nella conclusiva “Ringo”.

E’ un suono estremamente originale, dunque, quello che ci viene proposto in questo disco compatto e fulminante (28 minuti di durata totali), e poiché la personalità oggi è un lusso che ben pochi si possono permettere, altrettanto poche paiono essere le ragioni per cui non si dovrebbe aiutare questi ragazzi a pascolare. E speriamo che non si ricordino all’improvviso di essere Capre, uniformandosi al gregge, ma continuino piuttosto a muovere questi esotici ed ammalianti sonagli.




01. La Capra E Il Bastone
02. Caronte
03. La Triste Mazurca Della Morte
04. Dove You Go
05. Note D’Amor
06. Elefante
07. Pirata Della Strada
08. Dio Non Sa
09. Fuori Dal Cono
10. Ringo

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