La musica è stanca e non ce la fa più, cantava Battiato anni fa. Oggi quei versi suonano attuali più che mai: la scena musicale è noiosa, appiattita su un enorme flusso streaming di banalità. I nomi storici vanno sul sicuro, evitando di prendersi rischi come facevano un tempo. Ci vuole un reset, ripartire da capo, scendere in profondità. Aggirandosi per l'underground si scopre che sotto al mondo globale esistono ancora realtà innovative capaci davvero di fare accapponare la pelle.
Gli Harmaline vengono dal cuore di Milano e le loro vicissitudini ricordano quelle storie che a un certo punto si trasformano in favole: un disco nato in cantina, concepito da quattro elementi, costato anni di tempo e soldi. Proprio sul più bello avviene il patatrac, il gruppo si spacca e i due elementi rimanenti, un lui e una lei, colgono la più classica delle opportunità: la band si rimodella a misura di duo, partecipa a vari contest iniziando a mietere consensi. A maggio di quest'anno stravince l'LP Music Contest, organizzato da LP World, garantendosi prestigiosi act estivi in Lombardia e qualche data all'estero.
Quello fra nero ed elettronica è un binomio frequente in ambito musicale, ed è proprio il pilastro della musica degli Harmaline: basi, loop, sequenzer e sintetizzatori, avvolte nella bellissima voce di Viviana, disegnano atmosfere tese e decadenti, nella migliore tradizione di gruppi come i Depeche Mode. Le tonalità cupe tanto care ai Basildon Boys, le architetture dei Massive Attack, l'estro dei Lamb (un altro duo), la tensione emotiva di Bjork e Anathema sono le influenze che si scorgono: ne esce un sound che colpisce per la sua orecchiabilità, brani oscuri che vibrano di tensione ma che si attaccano all'orecchio dell'ascoltatore per non mollarlo più. La voce di Viviana e l'estro compositivo di Luca, la semplicità degli elementi che riporta tutto a una dimensione umana. Un disco che rilassa, stupisce, commuove e coinvolge. "Faith" non solo non vi lascerà indifferenti, ma vi procurerà persino qualche un brivido.