Stefano Lentini
Fury

2018, Coloora Records
alternative-classic/ sinfonica

Recensione di Simone Zangarelli - Pubblicata in data: 25/11/18

Una cosa Stefano Lentini l'ha capita (e sicuramente anche molte altre): la musica contemporanea da qualche anno a questa parte sta assumendo sempre di più caratteristiche filmiche. Sarà per l'influenza che in quest'epoca l'immagine esercita in generale sulla cultura, o per le grandi collaborazioni tra musicisti e registi (dai Pink Floyd e Antonioni fino a Thom Yorke e Guadagnino), ebbene questo fenomeno è sempre più evidente anche per la musica che non nasce per il cinema. Un terreno fertile per i compositori, come lo stesso Lentini, che si barcamenano tra colonne musicali e brani prettamente d'ascolto, e che consente la larga diffusione di quel materiale che prima sarebbe passato quasi inosservato. Così l'autore inserisce nel nuovo album "Fury" le musiche composte per cinema e TV, tra cui la collaborazione con uno dei più grandi registi contemporanei, Wong Kar-Wai, le musiche per la serie "Braccialetti Rossi" e pezzi scritti ad hoc.

 

Il risultato viene definito dal compositore "alternative-classic", un modo alternativo di vivere la musica sinfonica che in "Fury" si manifesta come forza evocativa di sentimenti primordiali, una sorta di secondo romanticismo musicale, riformato. Lo scopo di Lentini è quello di giocare con gli strumenti, sperimentare con sintetizzatori, chitarre, violoncelli e sassofono anche nello stesso pezzo, mantenendo costante il richiamo emozionale. Non resta quindi che prendersi un'ora di tempo, delle buone cuffie e la voglia di perdersi in un ascolto insolito.

 

L'eloquente introduzione con "r73" lascia presagire un disco ricco di particolari da identificare, dove già dal primo brano si fondono strumenti elettronici e acustici. La chitarra classica suonata da Lentini si unisce al sintetizzatore che fiammeggia sferzate di suono, per poi supraggiungere il flauto indiano bansuri. "Suite After The Fury", una tensiva ballata sinfonica, apre con l'orchestra e catapulta l'ascoltatore in un film d'avventura, dove predominano i violoncelli e gli archi, al centro dell'attenzione proprio nelle musiche per film degli ultimi anni (si  pensi alla sigla di Game Of Thrones). Una ricerca interiore del compositore che cambia dinamica più volte, opera delle variazioni e poi riprende il tema esplodendo in un crescendo angoscioso ma risolutivo. Tra i meandri dei più reconditi desideri psichici si annida un tango sensuale dalla cadenza inesorabile, "Les Fleurs Du Mal". Compare come un sogno nascosto su cui canta una voce ammaliante, il pezzo si compone di due parti ben scandite, di cui l'ultima si fa crudele verso il finale. L'intreccio di strumenti non convenzionali e la batteria atipica formano questo tango dal sapore decadente, un intreccio di rock e sinfonia, una riforma del genere introdotta da Piazzolla che Lentini non ha trascurato. Nuove forme di orchestrazione in "Unaided Eye", originariamente composta per la serie tv "La Porta Rossa", trasportano l'ascoltatore su un livello oscuro e intimista. Più avanti la title track riprende l'incalzare delle percussioni di stampo wagneriano mentre irrompe un sassofono selvaggio in pieno stile free jazz, orchestra ed elettronica procedono incessantemente mentre brevi momenti di tranquillità scagliano verso l'acceso epilogo."Adagio" rivela tutta l'anima progressive di Lentini, a metà strada tra le ritmiche dei Tool e i sintetizzatori dei Dream Theater. Cori e voce principale rendono il pezzo maestoso. Verso la fine "Shine On Darkness", inclusa nel film di Wong Kar Wai, "The Grandmaster", sembra richiamare i primi Pink Floyd per via delle chitarre e delle percussioni roboanti; mentre la chiusura con "White Fish, Black Fish", con un lugno arpeggio di chitarra classica, segna la fine di questa ringkomposotion.


"Fury" è un disco ricco di spunti e d'ispirazione, un'opera raffinata, intensa e drammatica. Seppur meno orecchiabile di come intende porsi, l'album riscrive, grazie all'impeto del sound, il processo di fusione tra musica filmica e canzone d'ascolto in un compendio di emozioni esplosive.





01. r73

02. Suite After The Furies

03. Les Fleurs Du Mal

04. Unaided Eye

05. Fury

06. You Must Respect the Sea

07. Adagio

08. Ouverture II

09. Introitus

10. Shine On, Darkness

11. Stabat Mater, concert for violin and string orchestra

12. White Fish Black Fish

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool