Neverland
Ophidia

2010, AFM Records
Power Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 31/05/10

Di tanto in tanto è bello uscire dai soliti canoni, magari provando a scoprire che cosa potrebbe nascondersi dietro ad “Ophidia”, secondo album targato Neverland. I Nostri sono un'interessante band turca dedita ad un power metal sinfonico dagli inserti progressive, caratterizzata dall'uso di due voci, rispettivamente quelle di Oganalp Canatan e Iris Mavraki (dalle chiare origini greche). Ricordando il convincente esordio della band, “Reversing Time”, datato 2008, le speranze sono giustamente alte e non vedo perché non si debba nutrire qualche aspettativa di miglioramento nei confronti di questi ragazzi.

Bene, senza troppi giri di parole, dopo un paio di ascolti approfonditi, la delusione si fa sentire in maniera alquanto cocente. La sensazione che provo dovrebbe essere la stessa dei tifosi della scuderia Red Bull di Formula Uno, alla vista del clamoroso incidente nel Gran Premio della Turchia (tanto per rimanere nella stessa area geografica), che ha visto coinvolti i due piloti Vettel e Webber, peraltro compagni di squadra, autoeliminarsi quando avevano praticamente la vittoria in pugno. Per farla breve, “Ophidia” è un’occasione buttata via, uno spreco decisamente inaspettato.

Uno dei pregi più grandi della formazione turca era la commistione tra vari generi, resa ancora più eterogenea dall’opposizione tra il cantato femminile e quello maschile. Ebbene, in questo disco troviamo una marcata tensione verso il progressive metal: questa scelta stilistica non è da considerarsi fallimentare, visto che da un punto di vista strettamente strumentale i brani sono validi, ma occorre ritenerla poco riuscita a causa della voce di Canatan, che suona decisamente in affanno nei cambi di tempo e decisamente poco a suo agio (ascoltare la titletrack “Ophidia” ed i suoi vocalizzi un po’ stentati per credere). Inoltre, ascoltando sino in fondo il disco, la brava Iris Mavraki sembra avere un ruolo assolutamente marginale e di poco rilievo, contrariamente a quanto accadeva nell’album precedente. A tutto questo, va ad aggiungersi una produzione confusionaria e pasticciona, che tende a buttare in un unico calderone voci, orchestrazioni, chitarre e batteria… Quello che otteniamo è un miscuglio poco chiaro ed esaltante a livello di suoni, forse dovuto al cambio di produzione, non più affidato ai Division One Studios, ma allo stesso ingegnere del suono Erim Arkman (forse per mancanza di fondi?). Di fatto, passano anche inosservate le tre collaborazioni con Urban Breed, il “Mountain King” Jon Oliva ed Edu Falaschi degli Angra. Neanche “Forests Of Hope”, delicato brano acustico e folk, degno di entrare a far parte di una colonna sonora di un film o di un videogioco fantasy, la sperimentale “Final Odissey” e la drammatica “Silence The Wolves” riescono a farmi cambiare idea, né tanto meno a mitigare il mio disappunto.

In fin dei conti, proprio in virtù della bontà delle composizioni e degli arrangiamenti, scelleratamente penalizzati da una produzione inefficiente, non me la sento di bocciare i Neverland in modo crudele; preferisco dar loro una risicata sufficienza, ma rimane il fatto che “Ophidia” sia un passo all'indietro veramente eclatante.



01. This Voice Inside
02. Silence The Wolves
03. Ophidia
04. Will Of God
05. Invisible War
06. Places Unknown
07. No One Leaves The Hive
08. Speak To Me
09. Ashes To Fall
10. Final Odyssey
11. Into The Horizon

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