Camp Lion
La Teoria Di Romero

2010, New Model Label
Pop Rock

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 24/10/10

Li vedi in foto i Camp Lion, e ti aspetti una band di stoner rock; poi scopri che sono trentini, allora immagini che possano fare un punk che ricordi i corregionali Bastard Sons Of Dioniso. Ovviamente, supporre senza sentire, in musica, è assai pericoloso, poiché alla partenza di questa opera di debutto veniamo assaliti da una “Dimmi Cosa Ho Detto”, canzone  che porta immediatamente alla mente un’unica, “tremenda”, definizione: Pop Rock in forte salsa Emo, una sorta di misto tra sonorità di Finley e dARI, e la sensazione non ci abbandonerà fino al termine del disco.

Alt! Vi vieto assolutamente di montare ulteriori pregiudizi, ho già dimostrato in apertura di articolo che sono assai dannosi. Già, perché mettendosi ad ascoltare con attenzione il disco, ascolto dopo ascolto non solo si scoprirà che l’opera scorre piacevole e frizzante nei nostri stereo senza apparenti colpi di noia, grazie ad un sogwriting molto ispirato e ritornelli sempre ariosi ed assassini, ma anche che i vari passaggi ci riveleranno, con meraviglia, che numerosi difetti delle band sopracitate con i Camp Lion, semplicemente, spariscono. Ad esempio, la voce di Antonio Benedetti ha un timbro giovanile, ma è lontano dalle stonature di Dario Pirovano (dai dARI) o dall’essere insopportabilmente adolescenziale come quella di Marco Pedretti (Finley); si scoprirà che ci sono influenze musicali gradevoli come il coro beatlesiano su “Rattvik Parte 2”, o la conclusione epicamente cosmica di “Clever”, mentre le tastiere non sono costrette a rincorrere l’ultimo modernismo a tutti i costi, ma vengono intelligentemente utilizzate in favore di brillanti e sempre melodici arrangiamenti. Si scoprirà, infine, che le liriche, seppur fortemente ancorate al disagio adolescenziale, non si abbandonano allo slang da sms o alla parodia da grossolana risata, ma si riservano di essere finemente esistenziali.

Tutti questi elementi, messi insieme, portano il sottoscritto a trarre un’unica conclusione: che questo “La Teoria Di Romero” è probabilmente uno dei migliori album mai composti nel suo genere, non teme avversario alcuno sulla scena (specialmente da parte di ragazzini iper-gellati dai jeans cronicamente stretti) e, anzi: la cosiddetta TRL-generation è pregata di spegnere un attimo il televisore e fiondarsi sull’ascolto di questo disco, che farà loro tanto bene senza tradire minimamente i loro valori musicali.

Detto questo, emerge chiaramente anche il fatto che quest’opera, per quanto pregevole, non mostra ispirazioni e contaminazioni sufficienti a slegarsi completamente da un preciso panorama musicale e ad un preciso target di ascoltatori, risultando quindi interessante sul lungo periodo anche per chi non è abituato a queste sonorità. Ci sono sì degli elementi di sicuro fascino, ma sono tutti comunque relegati alla forma più semplice, giovanile  e lineare di forma canzone possiate immaginare. Ciononostante, va dato merito ai Camp Lion di aver partorito un’opera prima in grado di ridare fiducia e spessore ad una scena che aveva estremo bisogno di essere valorizzata, visti gli ultimi exploit discografici partoriti in Italia in tal senso, e credo che complimento più grande alla band, in questo preciso frangente, non possa davvero essere fatto.

Sono estremamente curioso di vedere come questa giovane formazione crescerà, perché ho come l’impressione che la genuina sorpresa che mi ha accompagnato durante l’ascolto di questa opera prima possa tornare ancora più forte nei dischi a venire. Per ora, benvenuti Camp Lion!



01. Dimmi Cosa Ho Detto
02. Lo Stesso Punto
03. Lettera A M
04. Rattvik Parte 1
05. Rattvik Parte 2
06. Vuoti A Rendere
07. 45
08. Ombra
09. Deja Vu
10. Viale Mazzini
11. Meno Di Uno Zero
12. Clever

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