E' proprio vero che il brutal death migliore va ricercato nelle fila più nascoste del genere. Continuando ad ammirare le formazioni che nel corso degli anni hanno acquistato maggiore visibilità, e che fortunatamente continuano il più delle volte su buonissimi livelli, sono le band più sconosciute o agli esordi a tirare fuori spesso e volentieri delle vere e proprie perle di ultraviolenza capaci di fare ancora sobbalzare dalla sedia i cultori dell'estremo. Questa volta è il turno degli spagnoli Wormed e dell'album di ingresso nel panorama brutal, Planisphaerium.
Un disco -guarda caso- ferocissimo che fa della principale caratteristica la straordinaria capacità di infarcire i brani presenti di un numero impressionante di variazioni, ripartenze dalla potenza assurda, rallentamenti mosh, riff irresistibili e schizzatissimi, donando alle tracce di Planisphaerium una carica micidiale apprezzabile sin dai primi ascolti. Il tutto condito da una voce ultra gutturale -con alcuni veri e propri grugniti a sovrapporsi alle linee vocali del singer Phlegeton- che pone la ciliegina su questa torta brutale e appetitosa. Siamo ben lontani da un pappone ultratecnico o da una proposta volutamente fredda e quasi robotizzata (alla Origin tanto per farsi capire), gli Wormed suonano in modo sì imprevedibile e apparentemente "slegato", ma nella propria musica è ancora ben presente personalità e la sana voglia di spaccare tutto, di creare quel feeling irresistibile che alcune band stanno perdendo (in favore di una mera esecuzione tecnica), cadendo anche in piccolissime sbavature che rendono più umano il disco.
Brani come Tunnel of Ions, Voxel Mitosis o la settima Pulses in Rhombus Forms metteranno a serio rischio le vostre articolazioni atlooccipitali a furia di headbanging furiosi, tra frangenti supersonici e stacchi gorgoglianti, in cui le prestazioni strumentali vengono rese alla grande da una produzione adeguata. J.Oliver a macinare riff su riff, Guillemoth a farsi rispettare al basso (finalmente una produzione che valorizza anche uno strumento sin troppo penalizzato nel brutal in generale) e Andy C. a picchiare fortissimo con uno stile vicino alla schizofrenia di un certo Flo Mounier. Potreste ascoltare una canzone a caso di Planisphaerium per accorgervi della stoffa e del talento di questi ragazzi, anche autori di un interessante concept alla base del disco e della formazione in generale: un tema scientifico che in questo caso riguarda la creazione dell'universo e argomenti relativi ai misteri dello spazio.
Ulteriore motivo per scoprire un disco del genere è la ristampa del 2005 contenente anche il demo Voxel Mitosis (2001) e l'ep Floating Cadaver In The Monochrome (1999), potendo quindi saggiare i miglioramenti effettuati dagli Wormed nel corso della carriera. Planisphaerium è -ovviamente- un lavoro che consiglio a tutti gli estimatori del brutal più intransigente, suonato e prodotto professionalmente, spietato ma nello stesso tempo "musicale" e non una semplice gara di velocità. Un inizio dirompente che promette benissimo per il futuro di questi ragazzi. Spettacolo!
Wormed
Planisphaerium [Reissue]
2005, Macabre Mementos
Death Metal
1. Tunnel of Ions
2. Geodesic Dome
3. Voxel Mitosis
4. Fragments
5. Ylem
6. Planisphærium
7. Pulses in Rhombus Forms
8. Dehydrating
Tracklist - Voxel Mitosis
1. Voxel Mitosis
Tracklist - Floating Cadaver In The Monochrome
1. Pulses in Rhombus Forms
2. Ectoplasmic Iconosphere [D.1]
3. Ectoplasmic Iconosphere [D.2]
4. Floating Cadaver in the Monochrome