Non si è fatto attendere molto il seguito di The Contaminated Void. Ad appena due anni dal debutto lampo, i Coldworker, per chi non lo sapesse, la nuova band dell'ex Nasum Anders Jakobson, lanciano sul mercato questo nuovo Rotting Paradise, rispedendo al mittente definitivamente le poche speranze di chi si auspicava la nascita di una formazione in grado proseguire la strada segnata dai Nasum, con un disco che mette in luce una vena death metal sempre più preponderante.
Inutile girarci intorno, leggi Coldworker e pensi ai Nasum quasi senza volerlo, erroneamente, difficile nascondere una formazioe tanto ingombrante e gloriosa, e forse per questo i ragazzi si sono presi la briga di distanziare per bene le due realtà, presentando un buonissimo connubio tra il classico grindcore di casa Napalm Death/Brutal Truth, e abbondanti dosi di roccioso death metal vecchia scuola, riletto il tutto ovviamente in chiave moderna e in modo sufficientemente personale. Molto più death rispetto al passato però, tanto che anche la band stessa tiene a ribadirlo in sede d'intervista; Rotting Paradise ci offre una tracklist più compatta del precedente, dove le divagazioni vengono messe da parte per preferire un approccio molto più diretto, fatto di chitarroni sempre pronti a lanciarsi a velocità folli, sessione ritmica a dir poco granitica e growl aggressivo al punto giusto.
Tutto curato nei minimi dettagli, a partire dalla produzione sporca e "confusionaria" quel tanto che basta, fino al bellissimo artwork, l'album non è di quelli in grado di far gridare al miracolo, tanto che si può facilmente intuire, in diverse occasioni, andamento e variazione dei brani con largo anticipo. Un lavoro che però si lascia ascoltare con estremo piacere, sciorinando brani dal grande impatto, come la terremotante Reversing the Order, Symptoms of Sickness, l'ottima Paradox Lost o Scare Tactics, distribuendo sufficiente ispirazione e qualità per tutta la durata del disco, mascherando anche qualche piccolissimo episodio non proprio trascinante. Probabilmente Rotting Paradise paga alla distanza una certa ripetitività nelle strutture, diminuendo in questo modo la longevità del disco.
Una buona prova insomma, che conferma quanto di buono siano capaci Anders Jakobson e compagni. Diretti, precisi, spietati, manca forse quel quid in più per annoverare i Coldworker tra gli act di punta del settore, quel qualcosa che purtroppo non si eredita molto facilmente.
Coldworker
Rotting Paradise
2008, Relapse Records
Death Metal
01. Reversing the Order
02. Citizens of the Cyclopean Maze
03. Symptoms of Sickness
04. The Black Dog Syndrome
05. Comatose State
06. Paradox Lost
07. The Last Bitter Twist
08. Seizures
09. The Machine
10. I Am the Doorway
11. Scare Tactics
12. Deliverance of the Rejected