Ecco a voi un macroscopico esempio di come un gruppo dalle buone qualità individuali e dalle ottime prospettive possa perdersi in un bicchier d’acqua.
Gli svedesi Moonlight Agony rientrano in scena con "Silent Waters" trentasei mesi dopo il debutto di Echoes Of Nightmare, “fabbricato” all’interno di tre importanti studi di registrazione (Division One Studios, Gun Studios e Maelstrom Studios) e promosso dalla tuttofare Dockyard1 di Mister Piet Sielck.
Le premesse per ascoltare qualcosa di piacevole c’erano tutte, ero interessato a scoprire se il connubio Dockyard1 – Moonlight Agony fosse in grado di portare una ventata d’aria fresca nel discusso filone del power metal (con una tinta di progressive che non disgusta). Bene: buco nell’acqua.
Quest’album gioca col fuoco, tra il confine che separa leggerezza ed evanescenza e tra quello che separa la semplicità dalla mediocrità: l’insoddisfazione si presenta quasi subito, giusto il tempo di sorpassare le prime tre tracce: Leaving Solitude, You Betrayed Me e Soulles.
Purtroppo la musica del sestetto scandinavo, spogliata della componente più obliqua e intrigante, la melodia, sembra aver perso per strada tutte quelle caratteristiche che l’avevano accompagnata ad un esordio perlomeno felice; musica che oggi scorre innocua nella sua irritante monotonia, riuscendo a catturare l’attenzione soltanto in negativo.
Non è tutto da buttare, e mi riferisco ai brani appena elencati. Le orchestrazioni fanno il loro onesto lavoro, i continui cambi di tempo e gli stacchi sinfonici si intersecano agevolmente con la ritmica grezza disposta da Karl Landin (chitarra), da Rikard Petersson (chitarra) e da Robert Willstedt (batteria). Si segnalano qualche spunto tecnico apprezzabile e un paio di ritornelli canticchiabili, nulla di trascendentale. Siamo nell’ordine della sufficienza risicata.
Ora, non è che dai Moonlight Agony è lecito attendersi l’impossibile in termini di evoluzione del suono o di sperimentazione, ma buone composizioni sì. E invece?
E invece siamo alle prese con l’ennesimo minestrone riscaldato, insapore, con il gruppo che vaga tra le sue numerose suggestioni senza mai incidere. Se la produzione è inappuntabile, discorso inverso è applicabile al missaggio, scarso e approssimativo, che riesce nell’immane impresa di rovinare il grande lavoro svolto da Arnold Lindberg negli studi di registrazione.
Non riesco ad individuare un solo altro episodio per il quale valga la pena prendere in considerazione l’acquisto del cd; per questo e per altri motivi non salverò nessuno dei sette rimasugli: epitomi di scostante banalità.
Silent Waters è un disco nato sotto l’effimera sbornia del power-prog dei giorni nostri, destinato ad essere dimenticato, come tanti altri, il giorno dopo la sua pubblicazione. C’è ben altro su cui investire i propri risparmi e allo stato attuale, i Moonlight Agony non sono in grado di concorrere sul mercato. A nessun prezzo.
Moonlight Agony
Silent Waters
2007, Dockyard1
Power Metal
01.Leaving Solitude
02.You Betrayed Me
03.Soulles
04.Through The Desert Storm
05.The Dark Era
06.I’m Alive
07.Room 101
08.Different Stories
09.Bloodred Sails
10.Solemn Waters
02.You Betrayed Me
03.Soulles
04.Through The Desert Storm
05.The Dark Era
06.I’m Alive
07.Room 101
08.Different Stories
09.Bloodred Sails
10.Solemn Waters