Poche e semplici parole che accolgono l'inizio di un nuovo capitolo nella vita di Bruce Soord. Parole di un affetto sincero, che il musicista dedica alla nascita della sua terza figlia, giunta in corrispondenza di un primo periodo di pausa di fine 2018 con la sua band principale, i The Pineapple Thief, a lungo attivi tra pubblicazione e promozione in tour del loro ultimo lavoro.
Parole particolarmente adatte, infatti, nel momento in cui l'artista britannico trova motivo di rinnovata ispirazione e, seppur senza mai separarsene, si precipita a scrivere e registrare quelli che sono i suoi pensieri più immediati rivolti a questa nuova vita; la voglia di mostrarle il mondo ma, al contempo, la preoccupazione nel consegnarla nelle sue mani sempre incerte e la consapevolezza di doverla un giorno lasciare. Delle premesse che sembrano perfette per far entrare l'ascoltatore in sintonia con la propria arte su un nuovo livello, per raccontarsi in modo più intimo e diretto, nonché per dare spazio a quelle idee musicali che sono personali e difficilmente conciliabili con le logiche di una band e quindi perfette per riempire un album solista.
Spetta ai circa quaranta minuti di "All This Will Be Yours" metterci di fronte alla realtà. La separazione di stile rispetto alla musica proposta con i The Pineapple Thief è, di fatto, inesistente e il contenuto di questo album rimanda invece ai capitoli più recenti della storia della band progressive. Il collegamento immediato con "Your Wilderness", vero e proprio salto di qualità dei TPT, sarebbe solo da considerarsi un pregio se facesse da portale ad una deviazione ricostruita del proprio stile, ma finisce per produrre le stesse reiterate strutture melodiche, per di più "depotenziate" del contributo degli illustri compagni. Persino i pochi elementi innovativi, come le elettroniche in "Our Gravest Threat Apart" e "Cut The Flowers", sembrano inserite qua e là a posteriori per dare un tocco di sperimentazione, ma sono prive di una vera e propria idea alla base.
L'ascolto dell'album rimane gradevole e si salva grazie alla voce sempre impeccabile di Soord e a qualche momento innegabilmente accattivante, nonostante le leggere pecche di un mastering un po' troppo sbilanciato sui bassi. Ciò che probabilmente contribuisce di più alla delusione delle aspettative iniziali è il songwriting, che appare pigro e non molto ispirato anche in momenti di maggiore coinvolgimento come la title-track (provate a cantarci sopra "Jubilee Street" di Nick Cave).
Concludendo, "All This Will Be Yours", potrebbe essere un buon album per chi si dovesse avvicinare per la prima volta al mondo musicale di Bruce Soord e dei suoi The Pineapple Thief, perché effettivamente dotato delle indiscutibili qualità tecniche del frontman inglese. Allo stesso tempo, non si può certo parlare di un disco che aggiunge qualcosa a suddetto mondo, anzi, probabilmente stiamo parlando di uno dei suoi capitoli in assoluto più scialbi, frutto probabilmente di un intento frettoloso di comunicare tutta la sua comprensibile ispirazione.
Di certo, un lavoro che avrà sempre un valore inestimabile per una particolare bambina che un giorno sarà grande. Per tutti gli altri seguaci di Soord e del prog europeo, invece, si tratta sicuramente di qualcosa di non essenziale.