Del fenomeno di grungizzazione dell'underground italiano, tra piccole realtà che sgomitano per farsi grandi e quasi ci riescono (tipo queste) o altre che annegano cercando di cavalcare un'onda dalle considerevoli dimensioni, ne avevamo già abbondantemente parlato: ad aggiungersi alla carrellata di aspiranti reduci di Seattle nati e cresciuti in Italia arrivano anche i Flying Disk, giovanissimo ensemble nato a Fossano nel 2009, e appena giunto al traguardo del primo long play "Circling Further Down".

Il suddetto album è una raccolta di godibili e rumorosissime randellate, che vanno a bazzicare nelle coordinate di un grezzissimo desert-stoner rock, con chitarre che sferragliano ad alte frequenze e s'ingarbugliano con naturalezza su assoli piacevolmente disordinati, con potenti basi di basso che paiono in permesso premio da un disco grindcore (un esempio su tutti, la sezione strumentale centrale in "Three As Seven": c'è terreno per pogo molesto). Sopra tale casinista ben di Dio, una voce che fa di una kyussiana inflessibile monocordia il proprio credo, mantenendosi stridente e arrabbiata - e perdendosi in scream da Cornell degli esordi in "Martina's Shoes", con risultati in realtà non così strabilianti.

Ed è proprio una certa staticità vocale che impedisce a "Circling Further Down" di fare centro del tutto: spesso vocals troppo ruvide finiscono per assecondare poco gli strumenti su cui si poggiano, lasciando la parte ritmica ad ammutolirsi e le chitarre a prendersi interessanti momenti d'atmosferica riflessione, nella mesta compagnia della sola sensazione che manchi qualcosa a completare lo scenario. Un elemento senz'altro da affinare, ma su basi che comunque paiono assolutamente solide.