Kodaline
Coming Up For Air

2015, Sony Music Entertainment
Pop Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 20/02/15

In effetti lo suggeriscono loro stessi con la loro terza traccia "Autopilot", pomposo pop rock pieno di coretti semi-africaneggianti che verosimilmente otterrà tanta rotazione in radio nei mesi a venire: la strada intrapresa dai Kodaline a neanche due anni dall'esordio (tipico esempio di successo mainstream sostanzialmente immeritato, ma il mondo è un posticino tanto crudele e poco meritocratico) è di quelle più che scontate e prevedibili, seguite senza neanche aver immaginato, lungo la tracklist, di inserire qualcosa di vagamente personale. I Kodaline, come tanti altri, sgomitano per fare i nuovi Coldplay: per imbastire una parvenza di rock sul quale spalmare code di canzoni costituite da prolungamenti perpetui di singole vocali, di ritornelli ruffianissimi, di patinati inserti malinconici da lacrime agli occhi e da telefilm ospedaliero. In buona sostanza tutto ciò che occorre per far cantare in emozionato visibilio torme di giovincelli/e (puntiamo specialmente sulla "e") in gremite arene.

Peccato che la sostanza, dietro questo nuovo "Coming Up For Air", non esista: non c'è neanche un accenno di eclettismo, un briciolo d'anima oltre un drammatismo facilone e canonizzato. Ci sono invece commossi occhiolini a miliardi di cose di tendenza, sparpagliati ingegneristicamente traccia per traccia: la lagna costante che è il refrain del main single "Honest", le robe più cool e elettronico-tamarre (cose che a confronto Awolnation è un compositore di musica sinfonica) di "Human Again" o "Play The Game" (qui anche tremendi falsetti e intermezzi simil-gospel), gli inserti di innumerevoli voci bianche sul bridge di "Unclear", i malriusciti tentativi di fare i Dredg tra riverberi e delay della melensa "Lost", il tripudio di archi di "Better"... e in generale cori e overdub, overdub e cori. Il tutto secondo quella tendenza, tanto comune quanto scellerata, a far suonare uno studio album come fosse un live (ah, 30 Seconds To Mars, anche voi avete fatto più danni della peste...).

Ai tempi, quando "In A Perfect World" li aveva fatti apparire in prima fila negli scafali pop rock di mezzo mondo -Italia inclusa- avevamo lasciato in sospeso il nostro giudizio dei Kodaline, aggrappando residue flebili speranze a qualche elemento di aggraziato folk ("All I Want" era oggettivamente un signor pezzo) o a qualche chitarra più accattivante ("Big Bad World" era una di quelle pacchianate in stile U2 moderni che ci si ritrova, sentendosi un po' in colpa, ad ascoltare con piacere). "Coming Up For Air" ci rende del tutto impossibile essere buoni e ci permette di affermare quello che c'è rimasto strozzato in gola mesi fa: in un mondo perfetto, semplicemente, questo disco non esisterebbe.



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