Una certa varietà si palesa immediatamente anche dal punto di vista dei contenuti musicali, che uniscono ad una chiara matrice alternative/progressive americana elementi grunge e sonorità psichedeliche di ispirazione settantiana. In questo mix è facile individuare in avvio un riferimento all'alternative metal d'oltreoceano, in particolare ai Tool, sia negli energici e sporchi riff, che nell'interpretazione vocale di Davide Ferrara. "Emprisoned" è l'incarnazione di tale riferimento, mentre "Enemy Was A Friend Of Mine" è uno dei pezzi più vicini al grunge, in particolar modo nel solo di chitarra centrale.
La lunghezza e varietà di "The Leap" stabiliscono quello che è probabilmente il momento più progressive dell'album, mentre i brani successivi mostrano componenti psych più nostalgicamente classiche, con potenti e distorti riff che richiamano talvolta i Black Sabbath (come nel caso di "Revolution"), talvolta i buoni vecchi Led Zeppelin, come avviene per tutta la durata "Licancabur". La chiusura, con "Desolate Wasteland", porta con sé un ottimo riassunto dell'intero disco. Una calma ed intensa sezione dominata da suoni psichedelici ed una voce quasi sussurrata fa da intro ed outro di questo pezzo, la cui parte centrale si rivela invece decisamente heavy e sonorità stoner caratteristiche dei Mars Era.
"Dharmanaut" è in conclusione un album che richiede un ascolto non banale, bensì ben immedesimato nei particolari contenuti delle sue canzoni. Il panorama delle influenze risulta molto vasto ed evidente, ma la personalità della band è comunque in luce, soprattutto nelle tracce dalle caratteristiche maggiormente prog e sperimentali. Quello che ne esce è decisamente un bel lavoro, un viaggio spaziale e metafisico, ricco di spunti interessanti dal punto di vista musicale e tematico.