Palace
Master Of The Universe

2016, Frontiers Music s.r.l.
Melodic Rock

La copertina dell'album, con un Eracle moderno che a petto nudo e con le catene ai polsi viene investito da una luce divina tra imponenti colonne doriche lascerebbe sperare in un suono maestoso e deflagrante, e invece..
Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 25/08/16

No, non stiamo parlando dei veterani tedeschi filo-acceptiani, i Palace sulla cresta dell'onda metallica dall'inizio degli anni 90, (sul web si trovano una quantità di band omonime da fare venire il mal di testa) bensì della neonata formazione svedese che prende il nome (una fantasia sbalorditiva) dal frontman Michael Palace, autore e chitarrista già noto a Frontiers per le sue collaborazioni con First Signal, Cry of Dawn, Kryptonite e Toby Hitchcock.

 

La copertina di "Master Of The Universe", con un Eracle moderno che a petto nudo e con le catene ai polsi viene investito da una luce divina tra imponenti colonne doriche lascerebbe sperare in un suono maestoso e deflagrante, e invece... Certo, le melodie sono assolutamente coerenti con il filone AOR nel quale si collocano, ma senza particolari venature innovative o spunti creativi da far cascare la mascella. Le tastiere sono una costante che dopo i primi tre pezzi risultano un tantino ripetitive, e la voce di Palace, seppur iper riconoscibile perché ruvida e finalmente diversa dalle classiche timbriche dei suoi connazionali che si cimentano in questo genere, non emoziona mai più del necessario e anzi capita di sentirlo in chiara difficoltà nel tentativo di raggiungere i picchi più azzardati. Insieme a Palace, la lineup è completata da Rick Digorio alla chitarra, Marcus Johansson alla batteria e Soufian Ma'Aoui al basso che tristemente nel mix viene valorizzato al minimo al contrario delle tastiere che fanno la parte del leone per tutto il disco nonostante il fatto che un tastierista effettivo, nella band, non esista.

 

I pezzi in sé sono piacevoli ma la sensazione  durante l'ascolto è che ci sia stato poco lavoro di "costruzione", ovvero fatto salvo il ritornello ammiccante, non ci si riesce quasi mai ad emozionare per i testi che potrebbero fare da colonna sonora ad una telenovela sudamericana (tanto per citare un esempio "feelings are strange, but don't be a stranger" ...), gli arrangiamenti o per chitarre che ti fanno saltare sulla sedia. Il vero problema, diciamocelo, è che si tratta di pezzi che non ti restano addosso, di una formazione che suona poco come "band" coesa e più come un progetto estemporaneo. Si salva "Man Behind the Gun", il pezzo con più "carattere" dell'album, e sicuramente i più romantici apprezzeranno "Part of me" e "Rules of the game" che tirano fuori la dimensione migliore a mio avviso più adatta della vocalità di Michael Palace, con quell'aria malinconica e trasognata mai sopra le righe. Insomma poca grinta e personalità nel complesso per questo primo lavoro, ma una base sulla quale lavorare sperando di sentire qualcosa di più carismatico nel futuro. I Palace terranno il release show dell'album a Stoccolma il 26 agosto all' Harry B James pub,dove mostreranno la resa live dei loro brani.





01.Master Of The Universe
02.Cool Running
03.Man Behind the Gun
04.Part Of Me
05.No Exit
06.Matter In Hand
07.Path To Light
08.Rules Of The Game
09.She Said It's Over
10.Strangers Eyes
11.Young, Wild, Free

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool