Sapevate che quando morì Margaret Thatcher, nel 2013, a Liverpool festeggiarono coi fuochi d'artificio, così come i francesi accesero falò all’uscita di scena di Luigi XIV? Durante la sua decennale reggenza, la Iron Lady era riuscita a inimicarsi una bella fetta di working class a fronte di alcune iniziative non particolarmente popolari nel nord dell'Inghilterra. Il più atroce affondo, e affronto, al Northern Power, e ad altre comunità industriali disseminate nel paese, fu la chiusura delle miniere. Se pensate che oggigiorno l'astio sia sopito basta un giro in furgone con una guida locale, per i cimiteri industriali del Lancashire e South Yorkshire, tra Manchester e Sheffield, per scoperchiare il pozzo di risentimento, frustrazione e promesse infrante.
A questa nera sorgente di tensioni sociali hanno attinto i Public Service Broadcasting per trovare l'ispirazione per il loro "Every Valley". Il terzo, nonché più politico, lavoro della band è infatti dedicato al "the people of Britain" presentato in uno dei documentaristici passaggi della opener eponima.
Willgoose e Wrigglesworth ripropongono la formula del sostituire il cantato con registrazioni tratte da archivi storici e testimonianze dei protagonisti già impiegata con successo anche nel precedente "The Race For Space". Soluzione ideale in questo caso, a dimostrare che un oculato lavoro di ricerca e selezione, filtrata dall'opportuna dose di sensibilità artistica, può mutare perfino slogan populistici in deliziose dichiarazioni d'intenti. Si cita a tal proposito "Progress" dove la voce di Tracyanne Campbell realizza una delle sparute linee vocali del disco, che trasforma il propagandistico "continuously experimenting with new ideas and techniques, reconstructing, developing, modernizing" in un manifesto della sperimentazione strumentale della band; il tutto distribuito armonicamente su di una base che rimanda ai migliori New Order.
Undici tracce per raccontare in musica il drammatico e intenso spaccato di una decaduta comunità mineraria come quella di Ebbw Vale, nel South Wales, che, a fronte di sacrifici secondi solo alla fatica investita per generazioni nei cunicoli della sua realtà sotterranea, in qualche modo è riuscita a sopravvivere al peggio.
Pregevole la scelta dei titoli a tratteggiare il tono dei singoli episodi della trama. Buon esempio è l'iniziale electro-ottimismo di "People Will Always Need Coal" che vira poi più malinconica sulla curva degli archi a introdurre quel "a future, a secure future" che col senno di poi suona come un epitaffio. Si segnala la schitarrata heavy di "All Out" che, rafforzata dalla batteria, esprime la rabbia degli scioperanti e offre un altro gradito episodio d'eclettica natura che non lascerà indifferente nemmeno il più accanito proselita del long live rock n roll. Notevole anche "You + Me" ovvero il duetto tra la voce, in gallese, di Lisa Jen Brown e J. Willgoose Esq., in inglese, la cui parte strumentale è degna della più dolce delle colonne sonore. Segue "Mother Of The Village", disillusa e disperante ultima boccata d'aria prima di rimmergersi nella profondità umana di cui è carico quel tramonto sul South West che fa da sfondo ai commuoventi cori/preghiera dei minatori interpretati dal Beaufort Male Choir.
"Take me home to my family,
Take me home to my friends
To where my heart lies
And let me
Let me
Let me sing again"
Che crediate ancora nel progresso tecnologico o meno, il gioiellino evocativo e d'atmosfera, creato dal duo londinese, fungerà comunque da lezione di storia, originalità e umanità.
"Machines will do the heavy works, man will supervise the machines"
Thank God esistono anche machines con cui creare musica di qualità.